JULIA UCEDA
LETTERA
La pagina inondata di silenzio.
Qualcuno la comprende?
Scriverei: “Odo
voci di molti uccelli”, o
“È morto dimenticato”, ma
qualcuno può comprendere?
Un vestito di silenzio,
di voci frammentarie.
No, probabilmente:
meglio informazioni precise,
che ne dite?
E la firma, senza data.
Il resto del foglio, meditando in silenzio,
percorso da una penna senza inchiostro,
dalla voce di una muta,
si lascerà guardare.
Forse si capirà…
.
“Suppongo che le parole essenziali / che mi esprimono stanno in quelle pagine / che mi ignorano, non in ciò che ho scritto” poetò il grande Jorge Luis Borges nella Rosa profonda. E parlava anche della “ardente e cieca rosa che non canto, / la rosa irraggiungibile”. La poetessa spagnola Julia Uceda si pone lo stesso problema: come dire l’indicibile, come esprimere l’ineffabile. La soluzione è nel silenzio, nel non detto, è nel foglio bianco dove l’ossimoro di una “voce muta” viene infine a raccontare quello che le parole non sono in grado di dire.
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JAN VERMEER, “DONNA CHE SCRIVE UNA LETTERA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Per me la più piccola parola è circondata da acri ed acri di silenzio, e perfino quando riesco a fissare quella parola sulla pagina mi sembra della stessa natura di un miraggio, un granello di dubbio che scintilla nella sabbia.
PAUL AUSTER, Leviatano
Julia Uceda Valiente (Siviglia, 22 ottobre 1925), poetessa e docente spagnola. Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2003 con Nel vento, verso il mare. Dal 1965 al 1973 visse e insegnò nel Michigan, poi in Irlanda, prima di tornare in Galizia. Tra i suoi temi l’amore che trascende la vita quotidiana, il sogno, il tempo e il ricordo.
...la poesia ha i puntini sulle i.
RispondiEliminaCiaooo Vania
precisa...
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