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sabato 24 marzo 2012

Poiché tutto passa


GUILLAUME APOLLINAIRE

CORNI DA CACCIA

Nobile è la nostra storia e tragica
Come la maschera di un tiranno
Nessun dramma fortunoso o magico
Nessun particolare indifferente
rende il nostro amore patetico

E Thomas de Quincey nel bere
L'oppio veleno dolce e casto
La povera Anna andava sognando
Passiamo passiamo poiché tutto passa
Indietro io mi volterò sovente

I ricordi sono corni da caccia
Il cui clamore smuore nel vento

(da Alcools, 1913 – Traduzione di Vittorio Sereni)

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“I ricordi sono corni da caccia / Il cui clamore smuore nel vento”: questa poesia di Guillaume Apollinaire, genio francese strappato alla letteratura dalla febbre spagnola, ha una chiusa che rimane impressa, come un aforisma, come un pensiero che assilla con la sua eco e sembra di sentirlo quel suono prolungato e cupo dei corni che si perde lontano nella campagna. Intanto il tempo passa, passa inesorabile – come la Senna che Apollinaire andava a vedere scorrere sotto il Pont Mirabeau, considerando che “non tornano amori né passato”. E l’amore per Marie Laurencin è anch’esso immerso in quel flusso, come un sogno, come l’allucinazione di un oppiomane: “Tu mio dolore e attesa mia vana / Odo il suono morente di un flauto lontano”.

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TERRY LINDSAY, “SAM THE BUGLER”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ti travesti a modo tuo / Memoria spia del cuore / Più non ritrovi il fine / Inganno e il cuore soltanto è vincitore.
GUILLAUME APOLLINAIRE, Calligrammi




Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowick (Roma, 26 agosto 1880 - Parigi, 9 novembre 1918), noto con lo pseudonimo di Guillaume Apollinaire, poeta francese sostenitore di una totale libertà formale e di nuovi contenuti frutto dell’indagine dell’inconscio, fu un precursore del Surrealismo. Combattente nella Prima guerra mondiale, fu vittima dell’epidemia di febbre spagnola.


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