TOMI KONTIO
DICE È LUI, QUI, SEMPRE
Dice è lui, qui, sempre.
Non ha rinunciato a nulla, né rinuncerà,
col proprio corpo misura il peso delle parole
e comunque così lieve, è così lieve ciò che
continua
così lieve che neanche il vento può afferrarlo,
neppure un sospiro, una voce, le fugaci tenaglie della luce
così lieve e così greve rende
ciò che misura con se stesso o con l’altro,
scelto
che i piedi affondano nel nucleo pietroso,
gli occhi nel nucleo penoso
e l’eternità, l’unicità in eterno nei suoi buchi oscuri
come se aspettasse, fosse
avesse voglia, volesse.
(da Vaaksan päästä taivaasta, TEOS, Helsinki, 2004 – Trad. di Antonio Parente)
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Mi sembra che Tomi Kontio, finlandese nato nel 1966, faccia poesia come un artigiano che lavora la creta: abbozza, accenna, definisce attraverso le parole quella che è la realtà senza però giungere a una sua precisa e perfetta definizione. Spetta così al lettore riempire i vuoti o – se vogliamo proseguire l’analogia della creta – rimodellare la materia per giungere a una propria visione finale, arrivando là dove il poeta lo voleva condurre, risolvendo infine la tensione insita nei versi.
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TIZIANO, “SISIFO”
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LA FRASE DEL GIORNO
È difficile essere uomini, difficile nello stesso tempo essere la terra e il sale della terra, la vita e il senso della vita.
SEBASTIANO ADDAMO, Un uomo fidato
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