“Non c’è giorno che dall’audio della televisione non ci arrivino attestazioni del piuttosto che alla moda, spesso ammannito in serie a raffica: «... piuttosto che ... piuttosto che ... piuttosto che ...», oppure «... piuttosto che ... o ... o ... », e via con le altre combinazioni possibili. Dalla ribalta televisiva il nuovo modulo ha fatto presto a scendere sulle pagine dei giornali: ormai non c’è lettura di quotidiano o di rivista in cui non si abbia occasione d’incontrarlo. E purtroppo la discutibile voga ha cominciato a infiltrarsi anche in usi e scritture a priori insospettabili (d’altra parte, se ha prontamente contagiato gli studenti universitari, come pensare che i docenti, in particolare i meno anziani, ne restino indenni?)”. Così si esprimeva già nell’ottobre 2002 Ornella Castellani Polidori su La Crusca per voi, organo di stampa dell’Accademia della Crusca rispondendo alla domanda di una signora perplessa dall’uso di “piuttosto che” come disgiuntiva.
Ora, sappiatelo, a me dà molto fastidio questo modo di esprimersi. E questo non sarebbe nulla, perché tante altre cose mi danno fastidio, anche se perfettamente lecite: ma usare “piuttosto che” al posto di “o” è un errore. La Treccani, che è più fine, segnala questa insana abitudine come “impropria”. In effetti, piuttosto introduce una comparazione tra due parti uguali del discorso (due aggettivi, due verbi, ecc.): sono zone in cui fa piuttosto caldo che freddo; lo direi sfacciato piuttosto che disinvolto; chiederebbe l’elemosina piuttosto che rivolgersi a lui per aiuto. È chiaro che usare il “piuttosto che” in funzione disgiuntiva non può fare altro che generare confusione. Non ci credete? Sentite questa frase estrapolata da L’Espresso del 25 maggio 2001 – pagina 35, articolo Il cretino locale sulla fuga dei cervelli, (già allora!) - «È stupefacente riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni popolino le grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley». “Piuttosto che” in questo caso significa che i cervelli in fuga italiani se ne sbattono della Silicon Valley, della Apple, dell’informatica tutta e puntano solo alle grandi università americane. Ma non era quello che il redattore intendeva dire.
Non è un modo di parlare elegante, sebbene si dice sia un vezzo esportato da famiglie “agiate” della bella vita settentrionale, in particolare milanese e torinese. Che vuol dire? Gianni Agnelli portava con classe infinita l’orologio d’oro sul polsino della camicia. Se lo facciamo noi con i nostri Swatch, sembriamo solo dei pitocchi…
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LA FRASE DEL GIORNO
I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.
LUDWIG WITTGENSTEIN, Tractatus logicus-philosophicus
Caro Daniele,
RispondiEliminaè da molto che ti scrivo, come sempre il mio italiano non è dei più eleganti quindi abbi pazienza.
I tuoi consigli cercherò di tenerli anzi trattenerli con cura.
Un sorriso e un saluto.
A presto.
Vania
;).
RispondiEliminaciaooo Vania
Vania, forse sono sembrato un po' duro nello scrivere... in effetti volevo solo essere ironico. Io non riprendo mai nessuno quando mi parla sbagliando un congiuntivo o mi scrive saltando l'apostrofo tra un e altra. Ma sono nato sotto il segno della vergine e sono fatto così :-)))
RispondiEliminaCiao DR, quanto hai ragione, io ad esempio non sopporto chi scrive K al posto di CH oppure chi abbrevia le frasi!
RispondiEliminaNon occorre essere dei letterati(io, almeno, non lo sono), bisognerebbe solo impegnarsi un po' di più .
A presto Federica
anche le K e le abbreviazioni mi fanno imbestialire (se sono in giornata buona, le posso tollerare solo in un SMS) La x usata al posto di "per" all'interno di una parola è per me come il drappo del torero per il toro
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