VITTORIO SERENI
ANNI DOPO
La splendida la delirante pioggia s'è quietata,
con le rade ci bacia ultime stille.
Ritornati all'aperto
amore m'è accanto e amicizia.
E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
dall'abbuiato portico brusìo
romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
volti non mutati saranno, risaputi,
di vecchia aria in essi oggi rappresa.
Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
Dunque ti prego non voltarti amore
e tu resta e difendici amicizia.
(da Gli strumenti umani, 1965)
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È passato del tempo ormai dalla guerra, dal ritorno dalla prigionia in Nordafrica, e Vittorio Sereni si volta indietro, ripercorre quel periodo – la pioggia delirante che diventa dolce pioggerellina è anche una metafora di quegli anni intensi e dolorosi che vengono ormai superati da un’Italia che si avvia nel suo percorso capitalista e industriale. L’incertezza è ancora grande, la sconfitta dell’uomo sempre probabile, il suo passaggio da una prigionia fisica a una sociale, ma resta l’appiglio ai valori più sacri, resta il grande dono dell’amore e dell’amicizia da serbare come un tesoro.
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FOTOGRAFIA © DONATO BUCCELLA
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LA FRASE DEL GIORNO
Un grande amico che sorga alto su me / e tutto porti me nella sua luce, / che largo rida ove io sorrida appena / e forte ami ove io accenni ad invaghirmi…
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani
Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.
...dei "Tesori".
RispondiEliminaciaooooo Vania