GUIDO GOZZANO
CONVITO
I.
M'è dolce cosa nel tramonto, chino
sopra gli alari dalle braci roche,
m'è dolce cosa convitar le poche
donne che mi sorrisero in cammino.
II.
Trasumanate già, senza persone,
sorgono tutte... E quelle più lontane,
e le compagne di speranze buone
e le piccole, ancora, e le più vane:
mime crestaie fanti cortigiane
argute come in un decamerone...
Tra le faville e il crepitio dei ceppi
sorgono tutte, pallida falange...
Amore no! Amore no! Non seppi
il vero Amor per cui si ride e piange:
Amore non mi tanse e non mi tange;
invano m'offersi alle catene e ai ceppi.
O non amate che mi amaste, a Lui
invan proffersi il cuor che non s'appaga.
Amor non mi piagò di quella piaga
che mi parve dolcissima in altrui...
A quale gelo condannato fui?
Non varrà succo d'erbe o l'arte maga?
III.
- Un maleficio fu dalla tua culla,
né varrà l'arte maga, o sognatore!
Fino alla tomba il tuo gelido cuore
porterai con la tua sete fanciulla,
fanciullo triste che sapesti nulla,
ché ben sa nulla chi non sa l'Amore.
Una ti bacierà con la sua bocca,
sforzando il chiuso cuore che resiste;
e quell'una verrà, fratello triste,
forse l'uscio picchiò con la sua nocca,
forse alle spalle già ti sta, ti tocca;
già ti cinge di sue chiome non viste...
Si dilegua con occhi di sorella
indi ciascuna. E si riprende il cuore.
“Fratello triste, cui mentì l'Amore,
che non ti menta l'altra cosa bella!”
(da I colloqui, 1911)
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Un reduce: questo è Guido Gozzano, un uomo che ha creduto di trovare nell’Amore prima e nella morte (“l’altra cosa bella”) poi la chiave che gli aprisse il senso della vita. Ma l’amore si riduce infine al lato fisico (il sesso con le attricette, le cameriere, le ragazze di vita) e diventa il rimpianto per le donne che avrebbe potuto amare – la sua opera è un susseguirsi di simili figure, dalla ciclista Graziella alla prostituta Cocotte, dalla celeberrima Signorina Felicita a Carlotta, l’amica di Nonna Speranza, un continuo esaminare l’impossibilità di amare. E la morte – che lo coglierà comunque giovane a soli 32 anni – per lui altro non è che la fine di questa finzione romantica: nel sonetto La differenza alla papera che un giorno sarà cucinata dice “tu insegni che la Morte non esiste: / solo si muore da che s'è pensato”. Ecco allora il poeta, dopo aver infine rifiutato le lusinghe delle “due cose belle”, intento in un tramonto crepuscolare a ricordare le donne che hanno attraversato la sua vita: davanti al caminetto ancora una volta Gozzano constata che non gli è possibile conoscere il vero amore, e le fiamme che ardono i ceppi riescono almeno a lenire quel gelo che gli attanaglia il cuore.
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GUIDO GOZZANO © OLYCOM S.P.A.
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LA FRASE DEL GIORNO
La Vita? Un gioco affatto / degno di vituperio, / se si mantenga intatto / un qualche desiderio.
GUIDO GOZZANO, La via del rifugio
Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916), poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.
...una "calda confessione".
RispondiElimina...peccato per la morte in giovane età...ma da pochi anni le "età" erano talmente diverse.
ciao Vania
"Amore no! Amore no! Non seppi
RispondiEliminail vero Amor per cui si ride e piange:
Amore non mi tanse e non mi tange;
invano m'offersi alle catene e ai ceppi".
E' struggente conoscere il vero amore, sapere cos'è, e non averlo mai provato. E' l'amore dei sognatori, che somiglia tanto a un'illusione. Forse una vita intera non è sufficiente, dovremmo desiderare di viverne altre di vite per incontrarlo, ma quante, purtroppo, non c'è dato di sapere.
Il vero Amore, quello con la A maiuscola, è evidentemente quanto di più elevato può provare l'animo umano. Ma anche non averlo e desiderarlo con tale intensità, secondo me è molto vicino al vero Amore.
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