SEAMUS HEANEY
SAN KEVIN E IL MERLO
E poi c'era San Kevin e il merlo.
Il Santo è in ginocchio dentro la sua cella
a braccia tese ma la cella è stretta
Così deve sporgere il palmo irrigidito
come una trave maestra fuori dalla finestra
affinché il merlo vi si posi
per deporre e preparare il nido.
Kevin avverte nel cavo della mano le uova tiepide,
il pettuccio, la testina dal piumaggio ravviato,
i piccoli artigli e, scoprendosi legato
alla rete della vita eterna,
è mosso a pietà: dovrà continuare a tenere la mano tesa
come un ramo fuori nella pioggia e nel sole per settimane
finché la nidiata non uscirà dal guscio per prendere il volo.
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E siccome l'intera cosa è stata comunque immaginata,
immagina tu d' essere Kevin. Come ti appare?
Dimentico di se stesso o in agonia perenne
dalla nuca fino agli avambracci doloranti?
Ha le dita indolenzite? Avverte ancora le ginocchia?
Oppure, il nulla ottenebrato dell'oltretomba
s' è aperto un varco dentro di lui? Vaga lontano con la mente?
Solo e riflesso limpidamente nel profondo fiume dell'amore,
"Lavorare e non cercare ricompensa," questa è la sua preghiera.
Una preghiera recita il suo corpo interamente
poiché ha dimenticato se stesso, dimenticato il merlo
e solo, sulla sponda, ha scordato il nome del fiume.
(da The spirit level, Mondadori, 2000 – Traduzione di Roberto Mussapi)
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Questa poesia del Premio Nobel 1995, l’irlandese Seamus Heaney ci proietta nell’agiografia gaelica con un episodio leggendario riferito a San Kevin di Glendalough, un monaco vissuto nel VI secolo e venerato il 3 giugno: un miracolo molto bizzarro che mi ha fatto pensare al Miracolo di Padre Malachia di Bruce Marshall. Padre Malachia sposta un locale da ballo situato accanto a una chiesa fino a un isolotto sperduto nel Firth of Forth, la profonda insenatura che taglia in due la Scozia orientale. San Kevin invece, dalla piccola cella di un convento, fornisce la sua mano come nido per un merlo e attende inginocchiato in una lunga e dolorosa preghiera che le uova si schiudano: chiaro messaggio dell’attesa pasquale e metafora della penitenza quaresimale. Heaney va oltre: ci suggerisce come interpretare questo miracolo impossibile e apparentemente inutile, ma segno di un profondo amore.
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IMMAGINE © MISTAGOGY
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LA FRASE DEL GIORNO
Viviamo circondati da miracoli e non ce ne rendiamo conto.
ERNESTO CARDENAL, Canto all’amore
Séamus Heaney (Castledawson, 13 aprile 1939), poeta irlandese, massimo rappresentante contemporaneo del rinascimento poetico irlandese. Ottenne il Premio Nobel per la letteratura nel 1995 “per gli impianti di bellezza lirica e di profondità etica, che esaltano i miracoli giornalieri e la vita passata”.
...tutto ciò che è inutile per qualcuno...per qualcun'altro è utile.
RispondiElimina...interessante.
ciao Vania