GU CHENG
RITORNO
Non andare a dormire, no
Amore mio, la strada è ancora lunga
non accostarti alle seduzioni della foresta
non perdere la speranza
Per favore con gelida acqua di neve
scrivi l’indirizzo sulla mano
oppure appoggiati alla mia spalla
per attraversare la semioscurità dell’alba
Aperta la tempesta trasparente
possiamo ritornare a casa
un cerchio di terra verde
si stende vicino a un’antica pagoda
Io sarò là
difenderò i tuoi sogni sfiniti:
respingerò folle di notti nere
lascerò solo i tamburi di bronzo e il sole
Dall’altro lato dell’antica pagoda
molte minuscole onde del mare
si arrampicano sulla sabbia silenziose
raccogliendo suoni tremolanti…
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Non si può leggere questa poesia del cinese Gu Cheng, nato a Pechino nel 1956 ed esule in Nuova Zelanda, senza rabbrividire pensando alla sua tragica fine: infatti, l’8 ottobre 1993, nella sua casa di Ostend, vicino ad Auckland, Gu Cheng uccise la moglie Xie Ye con un’ascia e poi si tolse la vita. Non si può fare a meno di chiedersi dove è finito quell’uomo dolce e protettivo che dice al suo amore “appoggiati alla mia spalla” e “difenderò i tuoi sogni”. Ci si domanda se non fosse altro che un’ipersensibilità così elevata da rendere Gu incapace di vivere sopportando la disperazione dell’esilio, un acuto intellettuale inadatto ad allacciare nuovi legami lontano dalla madrepatria, un sole che alla fine è imploso.
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Fotografia © Sweetmoonightmediablog
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LA FRASE DEL GIORNO
La mia poesia / Somiglia ai piccoli fiori senza nome / Che si aprono quieti / In mezzo alle umane solitudini, / seguendo brezze e piogge di stagione.
GU CHENG, Fiori senza nome
...che tristezza...ma che bellezza questi versi.
RispondiEliminaciao Vania
mi hanno fatto pensare a "La cura" di Battiato
RispondiElimina...è vero....hai proprio ragione.
RispondiEliminaciao Vania