GIOVANNI PASCOLI
DALL'ARGINE
Posa il meriggio su la prateria.
Non ala orma ombra nell'azzurro e verde.
Un fumo al sole biancica: va via
fila e si perde.
Ho nell'orecchio un turbinìo di squilli
forse campani di lontana mandra;
e tra l'azzurro penduli, gli strilli
della calandra.
(da Myricae, 1890)
L’altro giorno mi trovavo lungo l’Adda, in un luogo dove le ripide sponde per un breve tratto si allargano, originando un vasto spiazzo dove la luce riesce a penetrare, inondando il paesaggio. C’era una tranquillità che ti riconciliava con il mondo, che ti faceva sentire in armonia. E mi sono ricordato di questa poesia di Myricae, la raccolta che esprime al meglio il realismo impressionistico di Giovanni Pascoli: la contemplazione della natura acquista il valore positivo grazie all’impressione pittorica – si ha davvero l’impressione di osservare un dipinto ad olio o un acquerello. Se nelle prima strofa – tecnicamente la poesia è un’ode saffica composta da due quartine - è la luce e sono i colori a farla da protagonisti, nella seconda è invece l’impressione sonora ad emergere, sono i campanacci delle vacche, sono gli strilli delle calandre, uccelli dei Passeriformi. Le tipiche immagini pascoliane – il suono delle campane, il fumo che sale da un casolare, il canto degli uccelli – sono qui adoperate per sostenere la bontà della natura, di questa natura pacifica e tranquilla, grazie alla sua banale bellezza.
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Brivio (Lecco) – Fotografia © Daniele Riva
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LA FRASE DEL GIORNO
La Natura è un tempio dove pilastri vivi / mormorano a tratti indistinte parole; / l’uomo passa, tra foreste di simboli / che l’osservano con sguardi familiari.
CHARELS BAUDELAIRE, I fiori del male
..."banale bellezza"...ecco il "succo"....di una "tranquilla vita".
RispondiEliminaciao Vania
Accompagnata dalla foto di un bellissimo paesaggio,la poesia conferma l'attualità di Giovanni Pascoli.
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