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domenica 10 aprile 2011

Per la stretta del faro


ALFONSO GATTO

QUESTE SERE DESERTE

A vivere di me, con me non passi
queste sere deserte, resto solo,
solo col mio silenzio come i sassi.
Così, col mare tra le braccia, il molo

ha la sua bianca vela che gli parte,
gli torna, e più non sa se il lungo amore
è l'ansia di proteggerla in disparte
o di perderla dentro il proprio cuore.

Ti do la giovinezza che tu credi
di portarmi ogni volta, per la stretta
del faro salgo a chiedere se vedi
la brace rossa della sigaretta.

(da Poesie d’amore, Mondadori, 1973)

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È lo stesso Alfonso Gatto a spiegare nella giustificazione della raccolta (componimenti scritti tra il 1941 e il 1949 e tra il 1960 e il 1972 – Queste sere deserte è del 1971) il senso della poesia: “L’affacciarmi al faro per la sua stretta scala è un rendermi vanamente visibile alla notte, più che un vedere mio”. Quella rossa brace della sigaretta diventa quindi un segnale, una manifestazione della presenza del poeta: altrove Gatto parla di “notti passate insonni a fumare nel buio della stanza, a spiarmi nel vetro della finestra per il chiarore che la sigaretta, ad ogni boccata, dava al mio volto, lasciandolo apparire e sparire rapidamente”. Dunque i versi tratteggiano il ritratto di un uomo che a Salerno sale sul faro e richiama i ricordi della gioventù, li ritrova nella solitudine di una sera guardando il molo abbracciare il mare.

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Immagine © Visualarray

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LA FRASE DEL GIORNO
 
Così da tutte le sere / il tempo è nel tempo la rosa / che verde al verde si bagna / le labbra di sete.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


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