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mercoledì 13 aprile 2011

Della memoria


“Giungo allora ai campi e ai vasti quartieri della memoria, dove riposano i tesori delle innumerevoli immagini di ogni sorta di cose, introdotte dalle percezioni; dove sono pure depositati tutti i prodotti del nostro pensiero, ottenuto amplificando o riducendo o comunque alterando le percezioni dei sensi, e tutto ciò che vi fu messo al riparo e in disparte e che l’oblio non ha ancora inghiottito e sepolto. Quando sono là dentro, evoco tutte le immagini che voglio. Alcune si presentano all’istante, altre si fanno desiderare più a lungo, quasi vengano estratte da ripostigli più segreti. Alcune si precipitano a ondate e, mentre ne cerco e desidero altre, balzano in mezzo con l’aria di dire: «Non siamo noi per caso?», e io le scaccio con la mano dello spirito dal volto del ricordo, finché quella che cerco si snebbia e avanza dalle segrete al mio sguardo; altre sopravvengono docili, in gruppi ordinati, via via che le cerco, le prime che si ritirano davanti alle seconde e ritirandosi vanno a riporsi dove staranno, pronte a uscire di nuovo quando vorrò. Tutto ciò avviene, quando faccio un racconto a memoria”. Questa bella descrizione della memoria, assimilata a un vasto deposito con ripostigli e segrete è di un filosofo, Sant’Agostino, che la delinea nelle sue Confessioni (X, 8). A un uomo vissuto tra il IV e il V secolo, questa facoltà della psiche di ricordare doveva sembrare ancora più prodigiosa. Noi, più smagati, aiutati da macchine che svolgono questo compito al posto nostro, certamente ci facciamo meno caso. E forse, in modo più prosaico, la paragoneremmo a un hard disk di computer, magari a uno di quelli esterni, capaci di contenere un terabyte di dati.

Anche Oscar Wilde si avvale della metafora: le grandi stanze di Agostino però diventano un piccolo quaderno, l’antenato del disco fisso: “La memoria è il diario che dobbiamo portarci appresso” scrive nell’Importanza di chiamarsi Ernesto. Il Fligende Blätter, settimanale umoristico tedesco uscito tra il 1845 e il 1944, utilizza un’altra analogia: “La memoria è il salvadanaio dello spirito”. Se siamo ciò che noi siamo stati, la memoria è allora la testimonianza di noi stessi, dei nostri giorni, delle nostre notti, dei viaggi, delle esperienze, dei momenti belli e di quelli brutti, delle persone che abbiamo incontrato, che abbiamo amato e che abbiamo odiato. E vi sono volte in cui vorremmo usare le parole di Robert Louis Stevenson: “La mia memoria è eccellente per dimenticare”. Tra l’altro, “Non c’è memoria che il tempo non consumi” per dirla con il Miguel de Cervantes del Don Chisciotte. Può anche essere ingannevole, secondo Manuel Vázquez Montalbán: “Inutile la memoria mente viaggi al di là dei quattro orizzonti dei visi conosciuti”.

Ma ci vogliono i poeti per coglierne tutta la sua potenza, per esprimerla in tutta la sua meraviglia: ecco Octavio Paz, da Il balcone, lirica raccolta in Versante Est:

“Non è l’altezza né la notte e la sua luna
o gli infiniti che si offrono alla vista
è la memoria e le sue vertigini
Questo che vedo
questo che gira
sono le insidie le trappole
dietro non c'è nulla
sono le date e i loro turbini”.

E Alessandro Parronchi, in A mio padre in sogno, da Coraggio di vivere:

“La memoria ha insensibili naufragi.
Scolora come il cielo di settembre
sotto il vento si popola di nubi”.

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Immagine © The Epoch Times

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LA FRASE DEL GIORNO
 
La memoria è vita
SAUL BELLOW

4 commenti:

  1. "...ma quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’edificio immenso del ricordo”. M. Proust, va ricordato...

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  2. ...aiuto..qui tra Voi due mi sento piccola...piccola.

    ...va bè...Vi leggo molto volentieri.
    ciaoo Vania

    P.s...a MEMORIA dico che ripasso domani.:)

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  3. Quello che mi fa più rabbia é che troppo spesso al giorno d'oggi si intenda scientemente confondere la memoria con una non meglio definita nostalgia per situazioni o fatti banali.

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