SALVATORE QUASIMODO
RIDE LA GAZZA, NERA SUGLI ARANCI
Forse è un segno vero della vita:
intorno a me fanciulli con leggeri
moti del capo danzano in un gioco
di cadenze e di voci lungo il prato
della chiesa. Pietà della sera, ombre
riaccese sopra l'erba così verde,
bellissime nel fuoco della luna!
Memoria vi concede breve sonno;
ora, destatevi. Ecco scroscia il pozzo
per la prima marea. Questa è l'ora:
non più mia, arsi remoti simulacri.
E tu, vento del sud forte di zagare,
spingi la luna dove nudi dormono
fanciulli, forza il puledro sui campi
umidi d'orme di cavallo, apri
il mare, alza le nuvole dagli alberi:
già l'airone s'avanza verso l'acqua
e fiuta lento il fango tra le spine,
ride la gazza, nera sugli aranci.
(da Nuove poesie, 1938)
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L’abbandono della memoria, l’impossibile ritorno del tempo perduto sono i protagonisti di questa celebre poesia di Salvatore Quasimodo. Come in Strada di Agrigentum, il Premio Nobel disegna una Sicilia vagheggiata, dove la realtà è trasfigurata dalla memoria e si fonde con il sogno, con il mito. Il trentenne Quasimodo, che ha lasciato la terra natia e lavora a Milano – siamo intorno al 1937 – si sofferma nel rievocare i toni paesistici con un’intensità che gli fa sembrare ancora più vivido il ricordo d’infanzia, i bambini che giocano a rincorrersi sul sagrato della chiesa. La sera acuisce la nostalgia, ma è anche il tempo delle ombre che rende possibile quel sogno, almeno fino a quando un rumore che sembra quello della marea siciliana ma che è in realtà un suono metropolitano non interrompe la visione. La realtà irrompe, frantuma l’illusione, la fa scoppiare come una bolla di sapone lasciando nell’animo la consapevolezza che quei giorni perduti non torneranno mai più.
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Fotografia © Garden birdwatching
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LA FRASE DEL GIORNO
Non esiste ricordo da abbandonare come fosse una fredda, stanca cenere cui più non somigliamo: ogni vero ricordo è ancora un richiamo, una verità che ci lavora nelle ossa, un febbrile atto di sfida al buio di domani…
GIOVANNI ARPINO, L’ombra delle colline
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo. Essenziale ed epigrammatico, ha temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.
...molto bella/vera la frase del giorno...."un atto di sfida".
RispondiEliminaciao Vania
....new look....bravo...in questo blog....si doveva inserire.
RispondiEliminaCiaooo Vania
il look lo lasciamo fino a primavera, dopo il 17 marzo e il 150°, poi andremo su qualcosa di più fiorito.
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