ANTONIA POZZI
NEVAI
Io fui nel giorno alto che vive
oltre gli abeti,
io camminai su campi e monti
di luce –
Traversai laghi morti – ed un segreto
canto mi sussurravano le onde
prigioniere –
passai su bianche rive, chiamando
a nome le genziane
sopite –
Io sognai nella neve di un'immensa
città di fiori
sepolta –
io fui sui monti
come un irto fiore –
e guardavo le rocce,
gli alti scogli
per i mari del vento –
e cantavo fra me di una remota
estate, che coi suoi amari
rododendri
m'avvampava nel sangue -
(da Parole, 1937)
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Una camminata in montagna d’inverno, tra la neve che seppellisce ogni cosa: Antonia Pozzi, che ben conosceva il paesaggio montano nei giorni estivi, immagina l’Atlantide di fiori sommersa dalla coltre nevosa, le genziane, le stelle alpine addormentate nel letargo, prigioniere dell’incantesimo del ghiaccio. E l’unico fiore visibile diventa lei, ritta nel bianco che abbaglia gli occhi, intenta a spaziare lontano con lo sguardo: le cime, le rocce sembrano scogli nel cielo azzurro spazzato dal vento. Quel mare immaginato è un ricordo amaro che rimane dentro, è la poesia di una lontana estate che torna a cantare la sua malinconia.
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Fotografia © Wallpaper Pimper
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LA FRASE DEL GIORNO
Si cammina lungo il torrente: / c'è un gran canto che assorda / la malinconia.
ANTONIA POZZI, Parole
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
...mi piace perchè ripete sempre IO.
RispondiEliminaciaooo Vania
Una consapevolezza della propria presenza nel mondo. Peccato che Antonia Pozzi finì male, si avvelenò a 26 anni.
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