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sabato 18 dicembre 2010

Nebbia a Porta Venezia

 

RAFFAELE CARRIERI

PORTA VENEZIA

I castagnai dei bastioni
Di nuovo accendono i fuochi.
La giostra della nebbia
I lumi di Porta Venezia.
Seduta al parapetto
Mi parli all'orecchio.
L'odore  di neve,
le tue parole.
Piove non piove.

(da La giornata è finita, Mondadori, 1963)

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La Milano del boom economico: il ricordo della guerra ancora vivo, la speranza di un futuro migliore, pieno di benessere e di opportunità. La Milano raccontata da Buzzati, per esempio. Eccola qui in un bozzetto di Raffaele Carrieri, poeta tarantino che nel 1930, venticinquenne, scelse di stabilirsi nel capoluogo lombardo. La sua poesia spesso “vibra come per una febbre improvvisa, quasi in preda a un’ebbrezza”, come scrisse Giovanni Titta Rosa. Sfrondata, ridotta all’osso, nuda, senza compiacenze.

Porta Venezia con i suoi Bastioni è l’ingresso al cuore della metropoli: attraversando la barriera formata dai due edifici neoclassici con i portici a colonne, si arriva subito a Piazza San Babila, a Corso Vittorio Emanuele, a Via Montenapoleone. È lì, dove la città finiva, dove ancora la nebbia può apparire con il suo mondo illusorio, che Carrieri e l’amata si trovano. Un mondo sommesso, ovattato, dove nell’aria si innalza il fumo buono dei caldarrostai, dove le luci dei Bastioni potrebbero addirittura essere quelli di una giostra, dove anche le voci si nascondono, rimangono basse. Tutto è incerto, tutto è accennato come in un grigio acquerello. Forse nevicherà, forse pioverà…

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Fotografia da Ebay

Porta Venezia oggi (Google Maps)

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LA FRASE DEL GIORNO
Quello che sono e sono stato / domandatelo alle strade. 
RAFFAELE CARRIERI, La giornata è finita




Raffaele Carrieri (Taranto, 23 febbraio 1905 – Pietrasanta, 14 settembre 1984), scrittore e poeta italiano. A quattordici anni abbandonò la città natale e viaggiò imbarcandosi come marinaio su bastimenti mercantili. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo. ”La mia poesia è tutta autobiografica; ispirata a fatti realmente accaduti, a viaggi, a soggiorni in paesi stranieri” scrisse di sé.

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