Pensavate di trovare Del Piero? Non c’è. Però è una punizione anche quella che tira il calciatore: altro non è che l’applicazione della pena, il castigo inflitto a chi trasgredisce una legge, in quel caso un fallo contrario al regolamento del gioco del calcio.
Vasta è la letteratura sulla punizione, sulla sua efficacia, sulla necessità di farla seguire al delitto. Pensiamo alla Genesi (XIX, 24-25): “Allora il Signore fece piovere sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore, dal cielo, e distrusse quelle città e tutta la pianura, tutti gli abitanti della città e ogni germinazione del suolo”. È il Dio vendicativo e geloso del Vecchio Testamento, quello che spazza via eserciti e spalanca le strade del Mar Rosso a Mosè, così diverso dal Dio del perdono del Vangelo. E ancora, nell’Esodo (XXI, 23-24): “Richiederai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, ustione per ustione, ferita per ferita, lividura per lividura”. Il Levitico, il libro che raccoglie collezioni di leggi, è un vero e proprio elenco di punizioni, dal bestemmiatore all’assassino, dalle colpe contro il culto a quelle contro la famiglia.
C’è chi piega verso una specie di giustizialismo: il Publilio Siro del primo secolo a. C. pare il sindaco di New York Rudolph Giuliani degli anni a cavallo del Duemila: “Chi passa sopra ad una colpa, incoraggia a commetterne molte”. Il suo quasi contemporaneo Seneca è più comprensivo: “La principale e la più grave punizione per chi ha commesso una colpa sta nel sentirsi colpevole”. Forse aveva troppa fiducia nel genere umano, forse non conosceva i “mostri” dal pelo sullo stomaco che popolano i nostri telegiornali. George Savile Halifax, diplomatico inglese del XVII secolo con Carlo II, è alla destra di Publilio Siro: “Non si impicca un uomo perché ha rubato dei cavalli, ma perché i cavalli non vengano più rubati”. Dello stesso avviso, anche se più moderato, il filosofo inglese del XIX secolo Herbert Spencer: “Ogni delitto impunito ne genera una famiglia”. Un vero e proprio garantista è invece un altro filosofo inglese, Jeremy Bentham: “Ogni punizione è cattiveria; ogni punizione in sé è male”.
Altri se ne fregano bellamente del castigo: Oscar Wilde si esalta secondo suo costume: “C’è una sorta di conforto nel condannare noi stessi. Quando ci condanniamo, pensiamo che nessun altro ha il diritto di farlo”. Invece il Don Giovanni di Tirso de Molina dice al servo che lo esorta a pensare al castigo divino “Così lontano è il castigo!”. Sarcastico come sempre il poeta latino Giovenale: “C’è chi, come prezzo del proprio misfatto, ebbe la forca, chi la corona”.
Chi prende a cuore la sorte del punito, tanto da diventare un monomaniaco del tema, è Cesare Beccaria: “La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggior impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza dell’impunità”. E anche: “Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce dal delitto”. E poi: “È meglio prevenire i delitti che punirgli”. E ancora: “Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso ella sarà tanto più giusta e tanto più utile”. Gustave Flaubert, quanto a lui, ne fa una questione di stile: “Patibolo. Quando ci si sale, darsi da fare per pronunciare qualche parola eloquente prima di morire”.
John Barrymore (Don Giovanni) © Celebrity Images
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LA FRASE DEL GIORNO
Le pene servono a spaventare coloro che non vogliono.
KARL KRAUS, Detti e contraddetti
...difficile questo post.
RispondiElimina...non sò se c'entri.. ma mi viene in mente ...Pescatore...De Andrè.
ciao Vania
...ho guardato ieri sera per il film...mi devo iscrivere per poterli vedere ??....grazie...non conoscevo nemmeno quel sito :))
non è un sito, è una televisione del circuito Mediaset Premium, se ce l'hai li vedi, altrimenti no...
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