TITOS PATRÍKIOS
ANNI SPRECATI
Venti anni perduti (ma cosa
significa averli guadagnati?)
FERNANDO PESSOA
Tutti noi abbiamo alcuni anni sprecati
chi tre, chi sette, chi di più
ma venti sono un bel cerchio
possiamo avvolgerci il passato
senza il panico che viene
con gli anni perduti di una vita intera.
E poi, cosa significa aver guadagnato
vent'anni che si spostano
ogni volta che guardo indietro?
Progressi regolari secondo il progetto
produttività costante, rendimento aumentato
riconoscimento al momento opportuno e onori del caso.
Ebbene, venti futili anni sprecati
che hanno fornito occasioni
per il sogno di una vita piena di possibilità
che mai sono state realizzate,
per il godimento acquisito dall’identificazione
con la persona che non sono mai diventato,
per la gioia e il senso di colpa per l'interminabile
adeguamento degli obiettivi,
per le accettazioni senza riserve,
per gli spaventati rifiuti.
Venti anni sprecati
sono sempre necessari
per un ambizioso presente.
Quella che fa il poeta greco Titos Patríkios, avvocato ateniese nato nel 1928, è una riflessione che saltuariamente capita a tutti di fare, quando si prova a fare un punto della propria vita, a creare quello che per il sistema operativo di un computer sarebbe il “punto di ripristino”.
Patríkios guarda indietro ma non lo fa con l’aria di chi si lamenta del tempo trascorso o del rimpianto, non compiange quegli anni perduti, ben venti, ma li considera come tutti quanti noi dovremmo considerare i nostri errori: uno strumento di crescita, un bagaglio che ci ha portato dove siamo adesso. E allora, come si diceva in una favola di Esopo all’atleta che vantava record incredibili ottenuti a Rodi, “Hic Rhodus, hic salta” (Qui è Rodi, qui salta): è in questo presente che i nostri anni sprecati o perduti devono essere sfruttati…
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Fotografia © Tyson/Unsplash
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LA FRASE DEL GIORNO
Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vuoi.
BILL WATTERSON, Calvin & Hobbes
Títos Patríkios (Atene, 21 maggio 1928), scrittore e poeta greco. Confinato per tre anni dalla dittatura militare sull’isola di Makronissos e poi esule a Parigi e Roma, ha trasposto nei suoi versi l’esperienza di prigionia ed esilio. La sua opera è critica verso il mondo ma ritiene necessaria la lotta in difesa dei valori anche attraverso la poesia.
...non sò se c'entri....ma mi è venuto in mente questo....
RispondiEliminahttp://ilvolodelfalcoblog.blogspot.com/2009/11/manuale-del-guerriero-della-luce-parte.html
.....con la mia risposta.
..la fortuna è capire quando è il momento del "ripristino"...e non trovare il "computer"....rotto e da buttare.:)
ciao Vania
sì, abbastanza: il succo è che bisogna imparare anche da ciò che riteniamo negativo o vuoto. I miei anni buttati sono stati quelli tra il 1994 e il 1998, ma non ne ho mai fatto un dramma
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