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mercoledì 21 luglio 2010

Fantasmi di pietra

 

“I fantasmi di pietra” dello scrittore-scultore Mauro Corona è un libro che consiglio. Lungo le quattro stagioni, Corona ripercorre le strade del suo paese, Erto, abbandonato dopo il disastro del 9 ottobre 1963, quando un fianco del monte Toc precipitò nell’invaso del Vajont cancellando intere contrade dalla faccia della terra. È un cammino attraverso le quattro vie del paese, tra case diroccate e invase dai rampicanti, tra quello che ancora rimane abitato nel grigio uniforme che è seguito alla devastazione. Ma è anche e soprattutto un cammino nella memoria, una lenta arrampicata che ricostruisce di ogni casa, di ogni angolo, di ogni osteria la storia che fu, raccontando, spesso con gli occhi del bambino che Corona era prima del Vajont (è del 1950), talora con gli occhi dello scultore o del giovanotto che è diventato – come quando narra della scalata a mani nude al campanile, compiuta nel 1980. Così, oltre a quei “fantasmi di pietra” che sono le rovine delle vecchie case, appaiono gli spettri di quanti furono travolti dal Vajont o dalla disperazione, di quanti emigrarono dopo il disastro e di quanti rimasero a provare a vivere. Ed è l’affettuosa Spoon River che Corona dedica al suo paese ormai perduto: “Quella ormai lontana tragedia è stata un colpo di scure alla nostra civiltà. Usi, costumi, tradizioni, cultura, unità, amicizie, lavoro, modo di vivere sono scomparsi. Il Vajont ha spopolato il paese, diviso le persone, creato faide, diaspore, solitudini, silenzio, abbandono. Il vero Vajont è stato dopo”.

 


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Sono storie come quelle che ci potrebbe raccontare nel suo studio tra i trucioli di legno o davanti a un litro di vino rosso in un’osteria, uno di quei locali che costellavano Erto e che proliferarono quando la Sade avviò la costruzione della diga maledetta. Storie come questa:

In fondo c’è la casa abbandonata con lo spezzone di altalena che pende dal ramo del melo. Se c’è l’altalena, c’erano bambini. Li ricordo. Cinque, se ne andarono dopo il Vajont. Non sono tornati, non li ho più visti. Il ramo del melo è cresciuto. In quarant’anni un albero mette polpa. Si è tirato dentro il filo d’acciaio. Il legno gli è cresciuto attorno, si è mangiato il cavo come per non lasciarlo andar via. Forse aspetta quei bambini ormai adulti, per mostrare loro la vecchia altalena sulla quale si dondolarono. Fa male al melo il braccialetto d’acciaio, ma non lo molla. Aspetta che qualcuno torni. Vorrebbe rivedere quei bambini. Se non tutti, almeno uno, il più piccolo. Molto orgoglioso gli dirà: «Vedi? Sono stato fedele, ho tenuto da conto la vostra altalena, non l’ho lasciata cadere, è un bel ricordo conservare l’altalena. Tornate, ogni tanto, a trovarmi!».

La nostalgia, la memoria, percorrono quelle quattro stagioni di Erto. E la rabbia e la tristezza per quello che accadde il 9 novembre 1963: “La natura avverte sempre gli uomini quando compiono errori. Anche il Toc aveva mandato segnali prima di crollare nella diga. Gli uomini non vollero ascoltare, furono arroganti, credevano di sapere tutto. Si erano messi sopra Dio. Nemmeno oggi sono cambiati. Vogliono domare, imbrigliare, piegare la natura, piegare Dio”.

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni volta che penso a Erto, il mio vecchio paese, quello abbandonato dopo il Vajont, con le vetuste case una attaccata all'altra e le vie di acciottolamento buie e strette, la memoria va verso l'inverno. Il primo ricordo è il tempo degli inverni, la memoria è quella della neve. Notti infinite, silenzi laboriosi, lunghi, pazienti, interrotti solo ogni tanto da sprazzi di allegria nelle feste di Natale e Capodanno
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MAURO CORONA, I fantasmi di pietra




Mauro Corona, all'anagrafe Maurizio Corona (Baselga di Piné, 9 agosto 1950),  scrittore, alpinista e scultore ligneo italiano. Nei suoi romanzi e nei suoi racconti presnetacon un mondo quasi del tutto scomparso: quello della vita e delle tradizioni nei paesi della Valle del Vajont: personaggi ed echi del passato riaffiorano tra le righecon uno sguardo appassionato e un po' malinconico.


3 commenti:

  1. ...ho visto una volta un documentario su di Lui.
    ...lo ricordo bene.

    un casino questi blog...dovrei stare sempre a leggere...e le faccende di casa !!!!???:)))
    ciaooooo Vania

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  2. fa caldo... le faccende di casa si fanno al mattino presto o la sera... leggi i blog, adesso :-)

    Mauro Corona ha una scrittura che mi piace molto, ricca di aneddoti e capace di scovare poesia nelle cose

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