DIEGO VALERI
MATTINO D’ESTATE
Una immensa distesa
di vigne, ondata solo
da emergenti alberelli qua e là.
E, qua e là, la macchia rosso-bruna
d’un tetto, accanto a quella
gialliccia d’un pagliaio.
Poi, lontano, una lunga fila d’esili
pioppi frondosi
contro il turchino pallido
delle dolci colline. Il cielo è un bianco
fulgore, appena appena
annebbiato d’azzurro.
Il silenzio è spaccato dagli scoppi,
poi solcato dai lunghi rombi tremuli
di due campane gravi.
Io son qui, presso la finestra della
casa straniera che m’ha offerto asilo,
e guardo e ascolto
lento passare il mattino d’estate
su la pianura, per il cielo, e dentro
l’anima mia.
Guardo e ascolto...
E sento - e mai non l’ho sentito tanto -
che si sperde nel nulla la mia vita,
giorno su giorno, inesorabilmente.
Sento che se ne va,
che si stacca da me la giovinezza,
che muore in me tutti i minuti un poco;
e non sarà domani
che un pugnetto di cenere
nel mio pacato cuore.
Domani ti vedrò, mia giovinezza,
com’ora vedo
quelle lontane pallide colline
velate dal fulgore del mattino;
e il ricordo di te farà più triste
la mia povera povera tristezza,
come più muto fan questo silenzio
gli echi delle campane
che non cantan più.
(da Umana, 1921)
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Una lirica cui Diego Valeri era molto affezionato è questa “Mattino d’estate”: apre “Umana”, opera del 1915 edita solo sei anni dopo, al termine della guerra; ed è la prima anche nelle due raccolte di poesie scelte del 1962 e del 1977. Si può comprendere questo suo attaccamento: è una specie di summa della sua visione poetica che immerge nella natura e nei suoi colori dalle tinte chiare e luminose dove si intreccia comunque un senso del tempo che scorre, della fine che si nasconde dietro ogni cosa.
Così si esprime il critico Enea Balmas a proposito di questa poesia: “Il sentimento di brutale esclusione, di frustrazione, di umiliazione quasi, che dà lo spettacolo della bellezza, e di cui parlerà, ad esempio Camus; lo struggimento che ci prende, questa sensazione di essere irreparabilmente estranei di fronte alle cose, che ci viene appunto dalla visione del mondo. (...) Nel caso di Valeri ci si imbatte proprio nel sentimento nella immediatezza del suo insorgere: il senso della morte che viene, che sta dietro le cose, e che dalle cose sale subdola e affascinante verso di noi. Come un dolce e malefico profumo che esala dalla vita, che il Mattino d’estate naturalmente diffonde”.
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Liza Hirst, “Late summer morning”
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LA FRASE DEL GIORNO
I mattini d’allora… d’allora! Il nostro cuore / era semplice e buono e senza ferita. / Un’amata ci dava tutto il suo amore: la vita.
DIEGO VALERI, Poesie
Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.
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