GIORGIO CAPRONI
SPIAGGIA DI SERA
lo sguardo del mare,
che pare negli occhi
(macchie d’indaco appena
celesti)
del bagnino che tira in secco
le barche.
Come una randa cade
l’ultimo lembo di sole.
Di tante risa di donne,
un pigro schiumare
bianco sull’alghe, e un fresco
vento che sala il viso
rimane.
(da Come un’allegoria, 1936)
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È l’ora dolce e malinconica del crepuscolo quella che il poeta livornese Giorgio Caproni racconta. La sera scende su un borgo sul Tirreno, la spiaggia è ormai quasi deserta e il bagnino sta tirando a riva le barche per la notte. Il colore del mare ha perso la brillantezza che gli conferiva la luce del giorno, ora non è che il riflesso sbiadito negli occhi azzurri dell’uomo. E il sole se ne va lentamente, si tuffa nel mare restando per un momento appeso sugli alberi delle barche come una vela supplementare. L’allegria amorosa del giorno, del pomeriggio caldo, gli schiamazzi, le risate delle donne sono un’eco sensuale che giunge dal ricordo. Ora non c’è altro che un vento salato che solleva piccole onde dalla cresta spumosa.
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LA FRASE DEL GIORNO
E quanto mai / dolce è per un istante / indugiare allora sul tempo / andato - sul giorno, / in così varie e tante / guerre, vinto oramai.
GIORGIO CAPRONI, Come un’allegoria
Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.
una dolcissima malinconia ispira questi splendidi versi
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