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sabato 15 maggio 2010

Cento anni d’azzurro

 

Cento anni d’azzurro. L’azzurro Savoia delle maglie della nazionale italiana di calcio. In realtà quando giocarono la prima partita, il 15 maggio del 1910 all’Arena di Milano, i calciatori italiani indossavano una maglia bianca, in omaggio alla Pro Vercelli, la squadra che aveva vinto gli ultimi due campionati e che quell’anno sarebbe stata derubata del titolo da un inghippo dell’Internazionale, che buttò alle ortiche il fair play e costrinse i vercellesi a schierare una formazione di ragazzini, essendo impegnati i titolari nel campionato militare.

Comunque quel primo incontro all’Arena fu un successo per l’Italia del calcio: stroncò i cugini francesi per 6-2. Il primo gol lo segnò il milanista Lana, che ne avrebbe realizzati altri due, compreso il primo rigore dato alla nazionale. Sul tabellino dei marcatori finirono anche Fossati, Rizzi, Debernardi e i francesi Bellocq e Dicret. La prima di 378 vittorie in 700 partite (il 54%), con il record di un 9-0 agli Stati Uniti il 2 agosto del 1948 nel torneo olimpico. 185 sono stati i pareggi e 137 le sconfitte: la più sonora un 1-7 patito dall’Ungheria il 6 aprile del 1924, la più clamorosa lo 0-1 firmato da Pak-Do-Ik nell’incontro con la Corea del Nord nei Mondiali inglesi del 1966.

 


Questi cento anni hanno visto gli azzurri trionfare quattro volte ai Mondiali: nel 1934 in Italia, nel 1938 in Francia, entrambe le volte guidati da Pozzo; nel 1982 in Spagna con Bearzot, nel 2006 in Germania con Lippi. E una volta agli Europei, nell’edizione casalinga del 1968, con Valcareggi in panchina e la fortuna di vincere il sorteggio con la monetina a spese dell’Unione Sovietica in semifinale. Nel palmarès anche l’unico titolo olimpico, conquistato dalla squadra di Pozzo nel 1936. In più ci sono le amarezze dei mondiali persi in finale nel 1970 e nel 1994 contro il Brasile e dell’Europeo sciaguratamente regalato ai francesi nel 2000.

La cosa più strana è che il paese si trasforma quando gioca la Nazionale: mette da parte tutti i suoi campanilismi e diventa davvero unito. Per quanto Renzo Bossi e Calderoli dicano di non tifare Italia, nessuno ci crede. Sono tutti lì e tutti spiegano il loro tricolore da Bolzano a Catania, si arriva anche ad applaudire il campione della squadra avversaria in campionato se fa gol. “Con quella maglia addosso non mi sono mai sentito solo” confessa Dino Zoff, il portiere eroe di Spagna 1982 e detentore del record d’imbattibilità con 1143 minuti senza gol tra il ‘72 e il ‘74: è vero, dove non riuscirono Cavour e Garibaldi, ogni due anni riescono i ragazzi che scendono in campo con la maglia azzurra agli Europei e ai Mondiali. E quando giocano all’estero regalano sogni e speranze agli emigranti, un pezzetto di cielo d’Italia è in quell’azzurro che spesso li riempie d’orgoglio, come nel 1973, quando Fabio Capello segnò il gol dell’1-0 che permise alla nazionale di espugnare per la prima volta il tempio dei maestri del calcio inglesi, Wembley, ripagandoli di tante umiliazioni.

E nel prossimo secolo azzurro cosa ci aspetta? Sui risultati non si può dire nulla, ma certo in campo e fuori ci saranno i nuovi italiani, quelli con la pelle scura, quelli con l’accento dell’Est o sudamericano: la squadra è sempre stata lo specchio del paese e le nazionali juniores già ne sono testimonianza.

 

Fotografie (dall’alto): Olimpiadi del 1912, Mondiali 1938, Mondiali 1982, Festa al Circo Massimo per la vittoria ai Mondiali 2006

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LA FRASE DEL GIORNO 
Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre. 
WINSTON CHURCHILL

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