MAURIZIO CUCCHI
'53
L'uomo era ancora giovane e indossava
un soprabito grigio molto fine.
Teneva la mano di un bambino
silenzioso e felice.
Il campo era la quiete e l'avventura,
c'erano il kamikaze,
il Nacka, l'apolide e Veleno.
Era la primavera del '53,
l'inizio della mia memoria.
Luigi Cucchi
era l'immenso orgoglio del mio cuore,
ma forse lui non lo sapeva.
(da "Poesia della fonte", 1993)
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Per la festa del papà ho scelto questi versi di Maurizio Cucchi, la cui vita e la cui poetica sono segnate dalla scomparsa del padre Luigi, avvenuta in circostanze misteriose nel 1957, quando il poeta milanese aveva dodici anni. Le sue raccolte nel corso del tempo diventano un’autobiografia (e non è questa, del resto, l’attività di un poeta?) che ricostruisce la vita con e senza il padre.
In “’53” coglie un momento di quel tempo con il padre: il piccolo Maurizio ha otto anni ed è con lui allo stadio di San Siro. L’episodio segna un punto fermo nella memoria, è l’inizio dei ricordi. Credo che tutti noi abbiamo un “avvenimento” simile: una volta in cui nostro padre ci ha inorgogliti semplicemente realizzando un nostro desiderio.
Crescendo, lo abbiamo magari contestato, ci siamo scontrati con quest’uomo, abbiamo litigato e fatto pace, lo abbiamo reso orgogliosi a nostra volta e talvolta lo abbiamo deluso. Ma lui ci ha sempre amato, ha sempre detto: “È mio figlio…”. E noi ci siamo inorgogliti di quello che ha fatto lui, qualche volta ne siamo stati delusi, ma sempre abbiamo detto: “È mio padre…”. E non gli abbiamo mai espresso quell’”immenso orgoglio”.
Perciò, oggi, 19 marzo, grido da quest’isoletta minuscola nell’oceano sterminato della Rete: “Auguri, papà! Sono orgoglioso di te!”
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Fotografia © Zach Even-esh
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LA FRASE DEL GIORNO
In verità pochi figli sono simili al padre; i più son da meno, pochi migliori del padre.
OMERO, Odissea, II, 266-267
Maurizio Cucchi (Milano, 20 settembre 1945), poeta, critico letterario, traduttore e pubblicista italiano. Laureatosi all'Università Cattolica di Milano con una tesi su Nelo Risi e Andrea Zanzotto, la sua poesia è una faticosa ricerca che sfoglia il passato strato a strato e ridispone gli elementi, sovrapponendoli a visioni oniriche, ricostruendo la figura paterna.
Ciao, Daniele. Tanti auguri al tuo papa'!
RispondiEliminaIl mio e' mancato trent'anni fa, ma non passa giorno che non gli rivolga un pensiero d'amore e di riconoscenza.
Bella e toccante poesia: sai sceglierle con grande sensibilita'.
un abbraccio
eugenia
grazie, eugenia...
RispondiEliminaricambio l'abbraccio
Daniele