KONSTANTINOS KAVAFIS
ORAZIO AD ATENE
Nella camera dell'etera Lea tra l'eleganza, il lusso e il letto molle, un giovane, i gelsomini in mano, parla. Molte pietre gli adornano le dita,
veste di bianco, un abito di seta con ricami anatolici dorati. La lingua è l'attico, si sente, ma un lieve accento nella sua pronuncia
tradisce ch'è del Tevere, del Lazio. Il giovane professa il proprio amore e l'ateniese ascolta silenziosa
il suo eloquente innamorato Orazio e del grande italiano la passione con mondi nuovi di Bene la seduce.
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Konstantinos Kavafis era molto abile nel rendere contemporaneo il periodo della grandezza ellenica. Riusciva a ricostruire nel tessuto del XX secolo quell’era di splendore culturale e storico che portò la Grecia al centro del mondo nel lungo evo che va dalle polis all’impero bizantino. Questo sonetto è un ritratto, l’omaggio al grande poeta latino Orazio, colto nel quotidiano, nell’atto di rivelare il proprio amore a un’etera, una cortigiana di raffinata educazione che faceva da accompagnatrice all’uomo importante nella vita sociale. Sì, proprio quelle che le cronache degli ultimi tempi chiamano “escort”: avevano una grande considerazione nella società greca, godevano dello stato di persone libere, a differenza delle prostitute, e venivano profumatamente pagate per i loro servigi. Nulla di nuovo sotto il sole: neppure la fama del “maschio latino”, elegante, passionale ed eloquente.
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Affresco dalla Casa dei Casti Amanti a Pompei
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LA FRASE DEL GIORNO
Nessuno nasce senza vizi: migliore è chi è colpito dai più leggeri.
ORAZIO, Satire, I, 3
Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.
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