“Io descrivo ciò che sembra inaccettabile”. Risuonano come una triste profezia queste parole, che sono il motto dello scrittore haitiano Lyonel Trouillot.
Il paese, i 27.700 chilometri quadrati più poveri dell’intero continente americano toccati in sorte a nove milioni di abitanti, ha non solo una travagliatissima storia di dittature e di colpi di stato, ma deve anche dividere l’isola di Hispaniola su cui si trova con la ricca e turistica Repubblica Dominicana, stesso numero di abitanti e superficie doppia, storia meno intensa e migliore fortuna con gli eventi naturali.
Ora, la catastrofe si è abbattuta su Haiti: come se non bastassero i quattro uragani che nel 2008 seminarono morti e carestia. Il terremoto di 7.0 gradi sulla scala Richter che ha colpito Port-au-Prince radendola al suolo e provocando un numero di vittime stimato in mezzo milione, ha avuto una potenza trenta volte superiore al sisma dell’Aquila che ci ha tanto impressionato.
“Haiti è la storia di una catastrofe”. Lo sanno bene gli haitiani: questa frase è di un altro scrittore ed editore dell’isola, Rodney Saint-Eloi. Conoscono il colonialismo che ebbe il volto degli spagnoli assetati d’oro: annientarono gli indigeni Taìno e Arauachi sostituendoli con gli schiavi africani importati dai negrieri. Conoscono il colonialismo americano che nel 1915 si impadronì del paese e lo occupò militarmente fino al 1934, mantenendone il controllo anche nel secondo dopoguerra. E conoscono la delusione subentrata al processo di decolonizzazione: non fu libertà, ma una dittatura che si perdeva nei mille rivoli della corruzione, della violenza incontrollata e sanguinaria, della gestione feroce del potere da parte della famiglia Duvalier, dal 1957 al 1986. Conoscono infine e soprattutto la povertà, visto che questi eventi l’hanno prodotta come risultato: l’indice di sviluppo umano è di 0,521 e colloca Haiti al 148° posto nel mondo, contro lo 0,768 e il 91° posto della vicina Repubblica Dominicana; la mortalità infantile è assurdamente alta, 57% – si pensi che in Italia è del 3% – la speranza di vita è di 58 anni per i maschi e di 61 per le femmine.
“Haiti è il regno della poesia, noi scrittori siamo lettori dell’universale”. Nonostante tutte queste tragedie, agli haitiani non è mai mancata l’allegria caraibica, la voglia di manifestare le proprie emozioni: lo testimonia questa descrizione della sua patria fatta da Lyonel Trouillot, scampato al terremoto, così come Saint-Eloi. Il mondo si è già messo in moto per aiutare la popolazione colpita da uno dei più devastanti sismi degli ultimi duecento anni: generi di prima necessità, cani da macerie, ospedali da campo, tende. Servirà ben altro, questa volta occorrerà non abbandonarli ancora. Forza, Haiti!
.
Fotografia © North Country Public Radio
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
Le disgrazie cercano e trovano il disgraziato anche se si nasconde nell’angolo più remoto della terra.
MIGUEL DE CERVANTES, Colloquio dei cani
Nessun commento:
Posta un commento