ALFONSO GATTO
TREGUA
Chi s'avventura nella pioggia, in mezzo
ai sepolcri splendenti della pioggia
dove il bianco annerisce nei millenni
d'un giorno, travestito e nudo a foggia
degli scampati, vinto dal ribrezzo
della sua carne, parla solo a cenni
d'un silenzio di là dall'altro mondo
dov'egli apparve e fu guerriero. Il sole
più non ricorda, non ricorda voce,
ma la cenere putrida sul fondo
della palude, un segno le parole
scritte sul fango con la stessa croce.
Son cadute le reggie, le scalee
portano al cielo, e l'uomo che raccoglie
sull'iride dell'acqua le ninfee
dell'amor suo parla con le foglie.
(da La storia delle vittime, 1965)
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È lo stesso Alfonso Gatto a spiegare l’origine di questa sua poesia: “Così vidi su una foto un soldato giapponese lacero che si lasciava piovere addosso, nel silenzio d’un campo dopo la battaglia. Aveva la mano sospesa come se parlasse solo o come se ascoltasse il nascere dei fiori nell’acqua”. La guerra, tutto il suo orrore, sono l’argomento della “Storia delle vittime”, opera di Gatto che riunisce poesie scritte in epoche diverse e che raccoglie, oltre alle poesie sulla Resistenza e sull’”amore per la vita” in quel travagliato periodo, il “giornale di due inverni”, quello di guerra 1943-44 e quello più tranquillo – anche se non bisogna dimenticare che era già in corso la guerra del Vietnam - del 1964-65. E tutto l’orrore, quello che porta alla follia, è espresso attraverso gli occhi di questo soldato giapponese sconfitto, che attraversa con lo sguardo e la memoria la battaglia conclusa, che rivede i corpi esanimi dei caduti quasi attraversasse un cimitero. Il suo parlare è rotto, non è più voce umana, ma un’espressione del buio che è sceso dentro di lui dove tutto si confonde e si riduce a quella “cenere putrida” lasciata dalla guerra. L’ultima strofa apre alla speranza, all’amore che irrompe con un’immagine di dopoguerra: la donna di cui il soldato parla con tenerezza alle grandi ninfee in questa tregua tra una battaglia e l’altra.
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LA FRASE DEL GIORNO
Nessun catalogo di orrori ha mai distolto l’uomo dalla guerra.
ERNEST HEMINGWAY, Dal nostro inviato Ernest Hemingway
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.
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