GIUSEPPE UNGARETTI
ULTIMI CORI PER LA TERRA PROMESSA, 1
I giorni del passato
E gli altri che verranno,
Per anni e lungo secoli
Ogni attimo sorpresa
Nel sapere che ancora siamo in vita,
Che scorre sempre come sempre il vivere,
Dono e pena inattesi
Nel turbinio continuo
Dei vani mutamenti.
Tale per nostra sorte
Il viaggio che proseguo,
In un battibaleno
Esumando, inventando
Da capo a fondo il tempo,
Profugo come gli altri
Che furono, che sono, che saranno.
(da Il taccuino del vecchio, 1960)
.
È ancora il tempo, tema centrale nella poesia di Ungaretti, a scorrere in questa poesia, il primo dei 27 “Ultimi cori per la Terra Promessa”, nato, come specifica lo stesso autore, “da un breve ritorno fatto l’anno scorso [1951] in Egitto insieme a Leonardo Sinisgalli” e suggerito “in particolare dal paesaggio di deserto della Necropoli di Sakkarah”.
C’è però una diversa visione rispetto ai giorni dell’«Allegria»: lo stupore giovanile e un po’ elementare ora si è mutato in sguardo esperto, vissuto – Ungaretti ha 64 anni quando scrive questo primo coro, e intravede la Terra Promessa, la fine che porrà termine alla sua condizione di profugo del tempo, di esule dell’esistenza.
E dunque, ripensando a questo paesaggio desertico, Ungaretti medita sul viaggio terrestre, sulle memorie e sulle speranze, sui ricordi e sui progetti che sono ancorati sempre all’attimo presente, in questa vita che ci sorprende nonostante tutte le sue novità tanto che non sappiamo dire se essa sia un dono o non piuttosto una pena. Ma comunque, profughi, esuli in questo tempo ci barcameniamo nel breve spazio dei giorni tra ciò che abbiamo compiuto e ciò che potremo fare…
Saqqarah © Gerhard Huber
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
Quando un giorno ti lascia / pensi all’altro che spunta.
GIUSEPPE UNGARETTI, Il taccuino del vecchio
LA FRASE DEL GIORNO
Quando un giorno ti lascia / pensi all’altro che spunta.
GIUSEPPE UNGARETTI, Il taccuino del vecchio
Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.
Si riscontra un refuso: al quinto verso è scritto "mattino", mentre il testo edito da Mondadori reca "attimo". Il verso è quindi "Ogni attimo sorpresa".
RispondiEliminacorreggo... Grazie
RispondiElimina