VINCENZO CARDARELLI
ATTESA
Oggi che t’aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava,
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s’annuncia e poi s’allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L’amore, sul nascere,
ha di quest’improvvisi pentimenti.
Silenziosamente
ci siamo intesi.
Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d’insulti.
(da Poesie, 1958)
«Sono innamorato? – Sì, poiché sto aspettando». l’altro, invece non aspetta mai (…) La fatale identità dell’innamorato non è altro che: io sono quello che aspetta. Così scrive Roland Barthes in “Frammenti di un discorso amoroso”. È una frase che ben si adatta all’interpretazione di una delle più struggenti poesie d’amore del Novecento italiano:
Un’assenza che segna un appuntamento mancato, un malinconico strazio, una sconfitta. Il tumulto della trepida attesa scorre lungo tutta la poesia: è il tremolare della stella che fa alternativamente propendere tra ottimismo e pessimismo (verrà… no, non verrà, ma sì che verrà…), è la metafora del temporale che si annuncia con cielo grigio e qualche tuono in lontananza, ma che poi scarica la sua furia su altri lidi. Contraddittorio, contrastante il finale: l’amore, come sempre, vince tutto.
Olivier Lamboray, "Assenza"
.
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LA FRASE DEL GIORNO
Attendere: infinito del verbo amare.
DON TONINO BELLO, Maria donna dei nostri giorni
Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.
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