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lunedì 27 luglio 2009

Teognide e la felicità

TEOGNIDE

NESSUNO È DAVVERO FELICE

Nessuno è davvero felice; ma l'uomo nobile,
afflitto da mali, sopporta e non li dimostra:
il vile invece né al bene né al male
resiste; non sa contenerne l'impulso. Doni diversi
ai mortali giungono dagli immortali; ma conviene
avere coraggio, tenendosi i doni degli immortali, così come essi li danno.

(Elegie, vv. 441-446, traduzione di Francesco Della Corte)


Questi versi sono di Teognide, poeta elegiaco megarese, vissuto nel VI secolo avanti Cristo; impregnato di un’etica nobile, si convinse in seguito alle vicende storiche che dovette patire – aristocratico decaduto, fu esule in Eubea, a Sparta e in Sicilia – che l’umanità non è felice e che deve accettare con rassegnazione quello che gli dei vogliono mandare. Un pessimismo leopardiano ante litteram che gli fa dire: “Uno ha un male, uno un altro. Ma una cosa è certa: / non c’è uomo felice sotto il sole” (vv. 167-168). È un pensiero che Teognide traspone anche alla gioventù, splendidamente definita come “una rapina di cavalle in fuga”.

 

Kouros greco, particolare

 

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LA FRASE DEL GIORNO
Le angosce umane hanno screziate piume: gemono per l’esistenza e per la sussistenza.
TEOGNIDE, Elegie




Teognide (Megara, VI secolo a.C.), poeta elegiaco greco antico. Della sua produzione rimane la silloge nota come Corpus Theognideum, in origine quasi un manuale di etica aristocratica, conservatasi per l'interesse pedagogico e morale che rivestì nel mondo greco, dove venne citata e usata come una sorta di testo scolastico.


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