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giovedì 2 aprile 2009

Gli incipit


Perché ci attirano così tanto gli incipit, ovvero gli inizi delle opere letterarie? Ce ne sono raccolte intere su Internet, come Incipitario. Anche Wikiquote ne ha a bizzeffe. Ognuno di noi ne sa citare a memoria almeno due o tre: "Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti..." o ancora "Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita..." oppure "C'era una volta... Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori". Avrete riconosciuto "I promessi sposi", "La Divina Commedia" e "Le avventure di Pinocchio".

Illustrazione © Peanuts/Charles Schulz


Non è detto che un bel romanzo abbia un incipit altrettanto valido, e chiaramente ci sono romanzi orribili con un meraviglioso inizio. Varie sono poi le tecniche, tanto che l'esordio di un'opera può ridursi a una sola riga o dilatarsi a qualche frase o addirittura a intere pagine. Vari sono anche i modi di iniziare: una descrizione paesaggistica, una dedica, una notizia, una data, la presentazione di uno dei personaggi, un aforisma, un'anastrofe (ovvero cominciare descrivendo la fine).

E allora divertiamoci a leggere qualche incipit a illustrazione delle tecniche elencate sopra:

Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. (Mario Rigoni Stern, "Il sergente nella neve")

Il mio nome non le dirà niente. Mi chiamo Brando. (Manuel Vázquez Montalbán, "Il labirinto greco")

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a suo modo. (Lev Tolstoj, "Anna Karenina")

Il sogno è una seconda vita. (Gérard de Nerval, "Aurélia")

A tutti coloro ai quali non è bastata una vita per raccontare tutto questo. E mi perdonino se non ho visto tutto, se non ho ricordato tutto, se non mi sono accorto di tutto. (Aleksander Solzenycin, "Arcipelago Gulag")

Sì, di certo, se domani farà bel tempo. (Virginia Woolf, "Gita al faro")

Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose, e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini. (Oscar Wilde, "Il ritratto di Dorian Gray")

Questa è la storia di Danny, degli amici di Danny e della casa di Danny. (John Steinbeck, "Pian della Tortilla")

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. (Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore")

Chiamatemi Ismaele. (Hermann Melville, "Moby Dick")


C'è poi la furbata, l'incipit copiato. Il Vangelo di Giovanni comincia in questo modo: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". Umberto Eco dà il via così al suo celeberrimo romanzo "Il nome della rosa": "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". Chapeau, professore!

E c'è chi, intrapresa una via, non la abbandona quasi più. Prendiamo gli incipit di alcuni romanzi di Andrea De Carlo:

TRENO DI PANNA: Alle undici e venti di sera guardavo Los Angeles dall'alto: il reticolo infinito di punti luminosi.

UCCELLI DA GABBIA E DA VOLIERA: Alle tre di pomeriggio sto guidando la mia MG bianca lungo Goldfinch Avenue verso le colline, con una cassetta dei Rolling Stones sullo stereo, e salto uno stop senza accorgermene.

NEL MOMENTO: La mattina del cinque marzo sono uscito da solo e di umore sospeso perché il tempo era brutto e perché avevo una strana curva nei pensieri, e il cavallo mi ha preso la mano.

MARE DELLE VERITÀ: Il 24 novembre mattina fuori c'erano almeno quaranta centimetri di neve e mio fratello ha telefonato per dirmi che nostro padre era morto.

DI NOI TRE: Masia Mistriani l'ho conosciuta il 12 febbraio del 1978.

PURA VITA: Domenica alle nove e mezza di sera il telefono suona mentre lui è in cucina con un toast al formaggio in mano e un libro sulla tecnica di costruzione delle piramidi egizie aperto davanti e un disco strumentale di Bo Diddley e Chuck Berry sullo stereo.


L'incipit è un'arte: si parte dal nulla, quindi le prime parole, quelle che interrompono il silenzio, risuonano come un'esplosione. Di più: sono l'imboccatura stretta dell'imbuto che ci travasa dentro la storia. Come una cartina stradale, ci indirizzano, ci dirigono verso quello che accadrà, ma con tante possibili strade che via via, leggendo, si riducono a poche, fino a esaurirsi in una sola, quella finale. E allora l'incipit è l'ingresso di un labirinto, l'explicit, la frase finale, l'uscita.





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LA FRASE DEL GIORNO
In tutte le cose l'importante è cominciare.
GIOVANNI GUARESCHI, Don Camillo

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