Breve la vita di Francesca Woodman: la fotografa americana, nata nel 1957, pose fine ai suoi giorni il 19 gennaio del 1981. Aveva 23 anni e la paura di invecchiare, il terrore di essere se stessa: l’angoscia era un fardello troppo grande per la sua solitudine, la crisi artistica e generazionale una montagna insormontabile.
“Ho dei parametri e a questo punto la mia vita è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza di caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate”.
Forse aveva detto davvero tutto nelle sue fotografie in bianco e nero : vi aveva impresso tutto ciò che sentiva, conferendo quelle atmosfere suggestive ad ambienti spogli e squallidi, avvolgendoli di un’emozione estetica che scavava dentro di lei, che mostrava al mondo com’era fatta dentro quel corpo che talora ostentava e talora celava. Nelle fotografie raffigurava i suoi incubi e le sue paure, gli spettri che la inseguivano. Attraverso l’arte credeva di avere trovato la via d’uscita.
È per questo motivo che la Woodman fotografava se stessa: erano le sue sensazioni, le sue esperienze, le sue emozioni interiori che comunicava, erano la solitudine, il terrore di scomparire, di essere abbandonata che voleva rendere noti. La nudità esibita era un altro mezzo per segnalare quella sua impotenza davanti al mondo, davanti a una società che macina ogni cosa velocemente.
Francesca Woodman, “From Angels Series”
Francesca Woodman, “From House series, Providence, Rhode Island, 1976”
Francesca Woodman, “Untitled, Rome 1976-77”
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LA FRASE DEL GIORNO
Un lavoro creativo autentico rende solitari, richiedendo da noi qualcosa che dobbiamo togliere al benessere della vita.
HERMANN HESSE, Gertrud
Tre fotografie impressive che chiedono attenzione ed attraversano l'anima dell'osservatore - la trafiggono, di schianto.
RispondiEliminaL'angosciosa scelta di non-vita di una giovanissima artista d'indubbia creatività sensibilità e stile, m' interroga in un certo senso da vicino - essendo nata nel mio medesimo anno - e colgo d'istinto in queste sue tre opere un'abissale e comunicativo freddo, una sorta di disperato ed accorato tentativo di esprimere un vuoto, un'assenza, chissà - forse un desiderio di mancato affetto...
Luciana - comoinpoesia
È una disamina perfetta quella che hai fatto, Luciana: quello che mi ha colpito la prima volta che vidi una fotografia di Francesca Woodman era proprio quel vuoto, quell'annullarsi nello squallore di una stanza e del bianco e nero, quasi a significare che così era anche l'interno, l'anima.
RispondiEliminaNo!!!!
RispondiEliminaAveva 22 anni !!! non la dovete leggere con la vostra di eta'
aveva paura di arrivare ad essere vittima,come voi,di ciò che ci circonda
Io l'assenza di colore e l'essenzialità delle immagini
la leggo proprio come il voler mantenere se stessi come si è dentro e fuori, nudi, incontaminati da abbaglinti, svianti colori e inutili oggetti!
O.B.
L'ultima serie di fotografie di Francesca Woodman si intitola "Some Disordered Interior Geometries": si gettò da un palazzo pochi giorni dopo averle pubblicate. Credo che la chiave per interpretare le sue fotografie sia proprio in quel titolo.
RispondiEliminaUn duro ma bellissimo video che raccoglie alcune delle migliori opere di Francesca Woodman è questo. L'autrice del video è riuscita a coniugare in maniera ottimale le qualità sonore con quelle visive in un'opera che è migliore della mera somma delle parti.
RispondiEliminaGli autoscatti di Francesca Woodman in mostra a Siena fino al 10 gennaio 2010.
RispondiEliminaDariol, grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaSono andato a vedere la retrospettiva di Siena, vi consiglio sinceramente di non perderla.
RispondiEliminaSe vi interessa leggere alcune riflessioni sull'opera di Francesca andate sul mio blog http://ecodada.wordpress.com
a presto
Giancarlo
Vi segnalo la prossima esposizione che la vedrà protagonista
RispondiEliminahttp://martagabrieli.blogspot.com/2011/04/io-sono-una-fotografa-francesca-woodman.html
A roma,dal 23 maggio
Grazie.
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