"Avvicinati dunque, glorioso Odisseo, grande vanto dei Danai, ferma la nave, ascolta la nostra voce. Nessuno mai è passato di qui con la sua nave nera senza ascoltare il nostro canto dolcissimo: ed è poi ritornato più lieto e più saggio. Noi tutto sappiamo, quello che nella vasta terra troiana patirono Argivi e Troiani per volere dei numi. Tutto sappiamo quello che avviene sulla terra feconda."
Odissea, Canto XII
Così, dopo l'avventura con Circe e la discesa nell'Ade, Odisseo è tentato nel bel mezzo del Mediterraneo da un canto femminile. Le creature dalla voce melodiosa sono però temibilissime: allettano i marinai e li attirano a schiantarsi contro gli scogli. Sono le Sirene.
Contrariamente all'iconografia che è andata diffondendosi a partire dal Medioevo, non si trattava di splendide donne dalla coda di pesce, ma di esseri mostruosi con testa e petto di donna e corpo di uccello, dotati di un canto dolcissimo. "Le sirene lo stregano con il loro canto soave, sedute sul prato; intorno hanno cumuli d'ossa di uomini imputriditi, dalla carne disfatta": così spiega Circe a Odisseo quello che accade agli sventurati.
La tradizione mitologica considera loro padre Forco, divinità marina, o Acheloo, divinità fluviale, e loro madre una Musa (Calliope, Melpomene o Tersicore) o la Terra. In origine sarebbero state fanciulle compagne di Core (Proserpina), trasformate dopo il rapimento di questa in mostri dalla dea Demetra. Le Sirene erano tre: Partenope, Leucosia e Ligeia, note anche come Aglaofeme, Molpe e Telsiepea, e vivevano su un'isola tra Scilla e Cariddi, nello Stretto di Messina. Secondo altri miti, invece, si trovavano al largo delle Isole Sirenuse, davanti alla costa della Campania. Secondo Apollodoro erano una specie di trio canoro: una suonava la lira, l'altra il flauto, la terza cantava.
Tutte le fonti coincidono invece sul loro scopo, quello di indurre i marinai a raggiungere la loro isola e perirvi. Si uccisero quando Odisseo, turate le orecchie ai compagni con la cera e fattosi legare all'albero maestro, riuscì a passare indenne ascoltando il loro canto.
Appare evidente una correlazione con altri miti antichi: le Sirene non sarebbero che le anime dei morti che invitano i vivi a seguirle. Analoga è nell'Antico Egitto la figura di Ba, rappresentata come una grande cicogna detta Jabiru o come un uccello dalla testa umana.
Le prime raffigurazioni risalgono alla pittura vascolare e a sigilli dell'VIII secolo avanti Cristo, più avanti la loro iconografia si lega con il mito di Odisseo, ma appaiono anche come cantanti o suonatrici in lamentazioni funebri su specchi, rilievi, sarcofagi e mosaici. Dal Medioevo cambiano genere, passando dagli uccelli ai pesci: Rubens le raffigura così nello "Sbarco a Marsiglia di Maria de' Medici", esposto al Louvre.
Rubens, "Sbarco a marsiglia di Maria de' Medici"
Qualche scienziato poco romantico ha creduto bene di identificarle con il dugongo, mammifero marino dell'ordine dei Sirenidi, simpatico ma francamente bruttino e dalla voce sgraziata, parente del tricheco e del lamantino.
Ah, per quelli che giungono a questo blog indicando come chiave di ricerca "esistenza sirene" o "scoperta di una sirena vera" naturalmente le Sirene, non esistono... O no?
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LA FRASE DEL GIORNO
Crudele è la bellezza.
PLATONE, Cratilo
I DUGONGHI SONO CENTO VOLTE MEGLIO DEGLI OBESI QUI SOPRA!
RispondiEliminaSTAVO CERC ANDO TESTIMONIANZE DI MOSTRI
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