KAHLIL GIBRAN
IL DESTINO DEI POETI
“È il poeta che la gente ignora nella sua vita
E che non è riconosciuto se non dopo che ha detto addio
Al mondo terrestre ed è ritornato al suo albero nei cieli.
È il poeta che non domanda altro
All'umanità che un sorriso.
È il poeta il cui spirito si eleva e
Riempie il firmamento con le sue belle parole;
Malgrado questo, la gente rifiuta i suoi ragionamenti.
Fino a quando la gente resterà addormentata?
Fino a quando continuerà a glorificare quelli
Che attirano la gloria al momento opportuno?
Quanto tempo ancora ignorerà quelli che sono capaci
Di vedere la bellezza della loro anima,
Simbolo di pace e di amore?
Fino a quando gli esseri umani onoreranno i morti
E dimenticheranno i vivi che passano la vita
Nella miseria, e che si consumano
Come candele che brillano per illuminare la via
Agli ignoranti e condurli sulla strada della luce?
Poeta, sei la vita di questa vita ed hai
Trionfato sulle generazioni malgrado la loro severità.
Poeta, un giorno governerai i cuori.
Perciò, il tuo regno non ha fine.
Poeta, guarda bene la tua corona di spine: tu
Vi troverai dissimulata una ghirlanda d'alloro che germoglia".
(da Sabbia e spuma, 1926)
A leggere questi versi del poeta libanese-americano Khalil Gibran si rimane colpiti: l'opera da cui sono tratti, "Sabbia e spuma", venne pubblicata nel 1926. Sono attualissimi. Basta guardare lo spazio che viene dedicato alla poesia sui giornali e nelle televisioni: dire che sfiora lo zero non è un'eresia. Non c'è posto per la poesia nel mondo: c'è spazio per la violenza, la volgarità, il futile, l'inutile, ma non per la poesia. Le è preferito il vano cicaleccio dei salotti, il vacuo e morboso convivere prigionieri di uno studio televisivo. L'altro giorno sulla "Stampa", Massimo Gramellini suggeriva di dare un libro ai concorrenti del "Grande Fratello" per "elevarne" il livello: "è una provocazione" dice il giornalista torinese, consapevole del fatto che il libro da lui consigliato, "Il grande Gatsby", non farebbe audience.
Gibran non si sa spiegare questa incapacità della "gente comune" a valutare l'importanza della poesia, non riesce a comprendere come possa vivere intontita - e allora la televisione ancora non c'era - come possa rimanere nel buio, nel piattume di un'esistenza che non sa riconoscere la bellezza e l'emozione. Neanch'io, nel mio piccolo, ci riesco: quando capito in una libreria, mi intristisco nel vedere quanto piccolo sia il settore dedicato alla poesia e quanto poco frequentato. I banchi dei gialli sono almeno dieci volte più grandi, quelli della letteratura rosa forse il triplo, persino la saggistica e il bricolage hanno più spazio...
Il poeta è obbligato a diventare una mosca bianca, uno snob: ma ha dalla sua la consapevolezza di saper cogliere la bellezza e trasformarla in parole. E questo è davvero una grande cosa.
E che non è riconosciuto se non dopo che ha detto addio
Al mondo terrestre ed è ritornato al suo albero nei cieli.
È il poeta che non domanda altro
All'umanità che un sorriso.
È il poeta il cui spirito si eleva e
Riempie il firmamento con le sue belle parole;
Malgrado questo, la gente rifiuta i suoi ragionamenti.
Fino a quando la gente resterà addormentata?
Fino a quando continuerà a glorificare quelli
Che attirano la gloria al momento opportuno?
Quanto tempo ancora ignorerà quelli che sono capaci
Di vedere la bellezza della loro anima,
Simbolo di pace e di amore?
Fino a quando gli esseri umani onoreranno i morti
E dimenticheranno i vivi che passano la vita
Nella miseria, e che si consumano
Come candele che brillano per illuminare la via
Agli ignoranti e condurli sulla strada della luce?
Poeta, sei la vita di questa vita ed hai
Trionfato sulle generazioni malgrado la loro severità.
Poeta, un giorno governerai i cuori.
Perciò, il tuo regno non ha fine.
Poeta, guarda bene la tua corona di spine: tu
Vi troverai dissimulata una ghirlanda d'alloro che germoglia".
(da Sabbia e spuma, 1926)
A leggere questi versi del poeta libanese-americano Khalil Gibran si rimane colpiti: l'opera da cui sono tratti, "Sabbia e spuma", venne pubblicata nel 1926. Sono attualissimi. Basta guardare lo spazio che viene dedicato alla poesia sui giornali e nelle televisioni: dire che sfiora lo zero non è un'eresia. Non c'è posto per la poesia nel mondo: c'è spazio per la violenza, la volgarità, il futile, l'inutile, ma non per la poesia. Le è preferito il vano cicaleccio dei salotti, il vacuo e morboso convivere prigionieri di uno studio televisivo. L'altro giorno sulla "Stampa", Massimo Gramellini suggeriva di dare un libro ai concorrenti del "Grande Fratello" per "elevarne" il livello: "è una provocazione" dice il giornalista torinese, consapevole del fatto che il libro da lui consigliato, "Il grande Gatsby", non farebbe audience.
Gibran non si sa spiegare questa incapacità della "gente comune" a valutare l'importanza della poesia, non riesce a comprendere come possa vivere intontita - e allora la televisione ancora non c'era - come possa rimanere nel buio, nel piattume di un'esistenza che non sa riconoscere la bellezza e l'emozione. Neanch'io, nel mio piccolo, ci riesco: quando capito in una libreria, mi intristisco nel vedere quanto piccolo sia il settore dedicato alla poesia e quanto poco frequentato. I banchi dei gialli sono almeno dieci volte più grandi, quelli della letteratura rosa forse il triplo, persino la saggistica e il bricolage hanno più spazio...
Il poeta è obbligato a diventare una mosca bianca, uno snob: ma ha dalla sua la consapevolezza di saper cogliere la bellezza e trasformarla in parole. E questo è davvero una grande cosa.
Il busto di Gibran ad Erevan, Armenia (da Armeniapedia)
Vedi anche: Il destino della poesia
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia non è l'espressione di un'opinione. È canto che si leva da una ferita sanguinante o da una bocca sorridente.
KHALIL GIBRAN, Sabbia e spuma
Khalil Gibran (Bsharre, 6 gennaio 1883 – New York, 11 aprile 1931), poeta, pittore e aforista libanese naturalizzato statunitense. Estremamente sensibile agli influssi del simbolismo europeo, prese come modelli letterari una vasta gamma di scritti occidentali e orientali (dalla Bibbia alle opere di Nietzsche e di ‛Omar Khayyām).,trasfondendovi le sue intuizioni liriche e mistico-filosofiche.
Bellissimo post, pieno di spiritualità. Ed è proprio di ciò che abbiamo bisogno in questa strana epoca,
RispondiEliminacomplimenti
Antonia
www.amoillario.blog.tiscali.it
Grazie, Antonia. È indubbio che questa società moderna abbia bisogno di elevarsi: il piattume dei mass media è tale non perché la gente li voglia così, ma perché fa comodo a chi li gestisce.
RispondiEliminaSino a quando ci saranno persone come te, dubito che la Poesia, quella più elevata, lo Specchio dell'Anima, possa ridursi a Nulla. Resto nella convinzione più totale che, se è vero ciò che descrivi, e pur vero, che ogni persona, ogni cuore, ha bisogno di una briciola di "poesia". Voglia il Cielo - che quello che "bramano i mass media" non siamo. Franca
RispondiEliminaPurtroppo non vedo vie d'uscita: la televisione ci vuole così, i giornali ci vogliono così. Sui quotidiani non dovrebbero neppure trovare posto i pettegolezzi sui vip, lo stramaledetto gossip. Al posto dell'ultimo articolo sulla coppia dell'estate mettete una bella poesia, la gente ci si abituerà e imparerà qualcosa!
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