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sabato 17 gennaio 2009

I falò di Sant'Antonio


In molte località è tradizione per Sant'Antonio accendere un enorme falò. Come per gli analoghi fuochi estivi di San Giovanni e del Corpus Domini, l'accensione del falò ripete una antichissima usanza legata ai riti della fertilità e ai sacrifici delle feste pagane.

Bruciare rami secchi significa infatti eliminare le scorie, cancellare il passato e ricominciare, invocando la benedizione sulla nascita della nuova natura - non è un caso che i falò si accendano a Sant'Antonio, quando l'anno è appena iniziato. Un tempo, secondo quanto riporta la "Guida ai misteri e ai segreti della Brianza", a Ello nel Lecchese, si "bruciava gennaio" e si cantava: "Toni, Toni, Sant'Antoni, ciribibì ciribibò, dèm i legn de fà el falò; el falò l'è giamò faa cunt i legn de l'an passaa..." (datemi legna per fare il falò; il falò è già fatto con la legna dell'anno scorso). A Cantù, con lo stesso spirito propiziatorio, l'ultimo giovedì di gennaio si brucia la Giubiana, un fantoccio vestito da donna.

Molti paesi conservano la tradizione e per Sant'Antonio, generalmente la sera del 16, accendono il falò: Limosano in Molise, Filattiera in Lunigiana, vari comuni nell'area centrale della Sardegna, dove il santo è chiamato per l'appunto "Sant'Antoni de su fogu". Il santo, l'abate Antonio, eremita vissuto in Egitto nel IV secolo, è associato al fuoco in virtù di un'antica leggenda: avrebbe infatti sfidato le fiamme dell'inferno per salvare le anime dei peccatori. Gli è posto vicino anche il maiale, animale poi allevato nei conventi antoniani per l'uso di curare con il suo grasso l'Herpes Zoster, il temibile "fuoco di Sant'Antonio". In tempi ormai lontani, essendo Sant'Antonio abate protettore degli animali di fattoria, il 17 gennaio si benedicevano le stalle e in quella notte magica gli animali - si diceva - parlavano tra loro...







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LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo è sconfinato e in pari tempo come la propria casa, perché il fuoco che arde nell'anima partecipa all'essenza delle stelle; come la luce del fuoco, così il mondo è nettamente separato dall'io, epperò mai si fanno per sempre estranei l'uno all'altro. 
GYÖRGY LUKÁCS, Teoria del romanzo

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