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giovedì 13 novembre 2008

Quando le cose si rivelano


GUIDO GOZZANO

ORA DI GRAZIA


Son nato ieri che mi sbigottisce
il carabo fuggente, e mi trastullo
della cetonia risopita sullo
stame, dell'erba, delle pietre lisce?

E quel velario azzurro tutto a strisce,
si chiama "cielo"? E "monti" questo brullo?
Oggi il mio cuore è quello d'un fanciullo,
se pur la tempia già s'impoverisce.

Non la voce così dell'Infinito,
né mai così la verità del Tutto
sentii levando verso i cieli puri

la maschera del volto sbigottito:
"Nulla s'acquista e nulla va distrutto:
o eternità dei secoli futuri!".

(da La via del rifugio, 1907)




EUGENIO MONTALE

FORSE UN MATTINO ANDANDO IN UN'ARIA DI VETRO


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


(da Ossi di seppia, Mondadori, 1925)


Il sonetto di Guido Gozzano, è una bella riflessione sul risveglio improvviso, su quello che gli inglesi chiamano "to realize", tradotto in italiano con l'orrendo termine "realizzazione". È lo stupore improvviso che prende, immotivato. Qualcosa di simile avevamo già notato in un dialogo di Cesare Pavese: il sussulto di fronte a questa rivelazione della realtà. È in fondo ciò cui mira chi si dedica alla meditazione. Gozzano ritrova - come spesso accade nella sua poetica - il mondo incantato dell'infanzia, riscopre il bambino che è in lui, quello che prova meraviglia davanti alle novità della natura, che siano lo scarabeo o il colore del cielo. E comprende il segreto dell'infinito, la verità che recita l'antico assioma del fisico Antoine Lavoisier: "Nulla si crea, nulla si distrugge", ovvero la legge della trasformazione della massa.

"Ora di grazia" richiama alla mente la poesia di un altro grandissimo poeta, Eugenio Montale: è la stessa rivelazione. la medesima manifestazione improvvisa di un'esperienza, che può essere anche spaventosa se Montale parla di terrore. Ma qui è solo un'ipotesi filosofica, introdotta da quel "forse", che vaglia i limiti delle leggi naturali e la possibilità di un avvenimento trascendente - di "miracolo" si parla. In Gozzano c'è la consapevolezza dell'infinito, in Montale quella esattamente opposta del nulla. E ancora una volta torna la "teologia negativa" del "male di vivere", che nella prefazione alla prima edizione di "Ossi di seppia", uscita nel 1925, fa dire ad Alfredo Gargiulo: "Lo stesso sgomento di vivere è superato: la vita séguita solo come riconosciuto non vivere". Il riferimento a "Forse un mattino, andando in un'aria di vetro" è lampante.




Acquarello di Leigh Barry



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LA FRASE DEL GIORNO
La libertà improvvisa ti dà la vertigine, ti mozza il fiato come una folata di vento forte.
PAOLO MAURENSIG, Venere lesa




Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916),   poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.


Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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