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sabato 29 novembre 2008

La forbice di Montale


EUGENIO MONTALE

NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO


Non recidere, forbice, quel volto
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé crolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di novembre.

(da Le occasioni, Einaudi, 1939)


È possibile percorrere la via del recupero memoriale, trovare conforto nel ricordo, seppure malinconico? O questa strada ci è preclusa e, seguendo il sentiero obbligato, non possiamo approdare che alla constatazione dell'angoscia del vivere?

Se altri, come il positivo Umberto Saba e il Proust della "Recherche", propendono per la prima teoria, Eugenio Montale è da ascrivere al partito negativo dei secondi. Il tema, toccato anche in altre famose liriche - "Cigola la carrucola nel pozzo" e "La casa dei doganieri" - appare spesso nei suoi versi ed è centrale nel più famoso dei "Mottetti", sezione delle "Occasioni", risalente al 1939.

Dalla memoria del poeta, poco più che quarantenne, il passato è cancellato, le sue tracce svaniscono nella nebbia dell'oblio. Montale in questa sorta di preghiera rivolta al tempo constata amaramente che non è possibile difendere i ricordi dal logorio, è inesorabile che si dissolvano, che lentamente svaniscano. Immaginiamo allora quel paio di forbici pronto a tagliare la fotografia in bianco e nero che raffigura un volto di donna...

"Un freddo cala..." è il colpo dell'ascia che taglia alla base la pianta di acacia, che ferisce il tronco nel giorno di novembre. Montale ci aveva preparato a questo esito già dal primo verso, da quel verbo "recidere", utilizzando una tecnica poetica a lui molto cara, cioè quella di esemplificare una sensazione interiore con una situazione oggettiva. Ed allora il colpo è assestato, l'albero cade e scrolla anche quel che rimane di una cicala, effimero e caduco emblema dell'estate. Come quell'involucro giace nel fango secco di novembre, allo stesso modo il ricordo, svuotato, si perde nelle curve del tempo.




Jiří Zralý, "Forbici da sarto"



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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia dispone a volte del privilegio di risolvere i rebus con cui si presenta la realtà.
GIORGIO ZAMPA, Introduzione all'edizione Mondadori di "Tutte le poesie" di Montale, 1984




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.



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