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giovedì 3 luglio 2008

Cos'è la poesia? (III)


"Ammettendo che si sappia che cos’è il linguaggio articolato di cui ci serviamo e quali sono i diversi aspetti, le diverse funzioni che coesistono in ogni atto del linguaggio, si può dire che nel linguaggio umano c’è una funzione che tende a mettere in evidenza soprattutto, o almeno in modo particolare, il linguaggio stesso, ad attirare l’attenzione sulla forma della comunicazione. Ebbene questa è la funzione poetica.
Certo bisogna tener presente che quando si parla di poesia questa parola significa due cose: da un lato, appunto, un tipo particolare di discorso parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione; dall’altro, invece, un’attribuzione di valore per cui si dice "poesia" per dire qualcosa di bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima o di attenzione.
Nel parlare comune, "poesia" significa due cose: per un verso è un discorso, o ragionamento, o una comunicazione dove prevalgono elementi di ritmo e cadenze, di ripetizioni, di immagini che alterano i significati immediati e che gli conferiscono, oltre ai primi, anche significati interiori. Per un altro verso, quando noi diciamo "questa è poesia" intendiamo in genere qualcosa di elevato e di nobile, di rassicurante o di commovente o di rasserenante, di vivace, pungente ecc."


Così il poeta e critico Franco Fortini si esprimeva sull'essenza della poesia in un'intervista alla RAI l'8 maggio 1993. Per lui, che pure ha fatto della forma poetica un elemento di testimonianza e di assunzione di responsabilità ("La poesia / non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi"), dunque la poesia rimane immagine ed emozione, ma anche qualcosa che eleva, che è al di sopra della realtà. E questo per mezzo dell'uso del linguaggio, delle caratteristiche "tecniche" che rendono un testo poesia.

La capacità di indovinare una connessione segreta tra le cose, dunque. Uno sguardo che coglie la bellezza come uno scintillio. A rivendicare all'immaginazione la paternità della poesia è invece il poeta surrealista francese Pierre Reverdy. D'altro canto l'estensore del manifesto del surrealismo, André Breton, aveva ringraziato esplicitamente Freud e le sue scoperte che valorizzano la componente irrazionale dell'umano, la sua distanza dalla logica, il ruolo del sogno. Reverdy scrive:

"La poesia non è né nella vita, né nelle cose.
È quello che ne fai e che ci aggiungi.
La poesia è in quello che non è. In quello che ci manca. In quello che vorremmo che fosse. È in noi a causa di ciò che non siamo.
È il legame tra noi e la realtà assente. È l'assenza che fa nascere le poesie.
Il poeta è un forno che brucia la realtà... È per questo che le parole hanno tanta importanza per lui - e tanto valore - i rapporti delle parole tra loro, il ritmo e le assonanze della frase. Non dispone d'altro che questo".



Vedi anche:



Cheryl Penn, "Poesia visuale"




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LA FRASE DEL GIORNO
Una concezione veramente seria dello scrivere è infatti una delle sue cose assolutamente indispensabili. L'altra, purtroppo, è il talento.
ERNEST HEMINGWAY, Dal nostro inviato Ernest Hemingway




Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.


Pierre Reverdy (Narbona, 11 settembre 1889 – Solesmes, 17 giugno 1960), poeta e aforista francese. Legato al cubismo e al dadaismo, fu uno dei precursori del surrealismo. Le sue opere tendono a privilegiare la verità poetica sulla realtà, a ridurre, in un linguaggio semplice e rigoroso, il divario fra sentimento ed espressione.


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