Pagine

venerdì 23 maggio 2008

Maggio d'amore

 

KAREL MÁCHA

MAGGIO (Frammento)


Era la tarda sera - un primo maggio -
maggio serale - era tempo d'amore.
Era invito all'amore la voce della tortora,
dove odorava il bosco dei pini.
D'amore mormorava il muschio silenzioso;
l'albero in fiore mentiva una pena d'amore,
il suo amore cantava l'usignolo alla rosa,
la rosa il suo esprimeva col profumato respiro.
Il lago a specchio tra ombrosi cespugli
cupo echeggiava un segreto dolore,
la riva lo abbracciava tutt'intorno;
e chiari soli di mondi diversi
vagavano per un azzurro di nastri,
ardendo come lacrime d'amore.

(da Maggio, 1836)


Maggio è il mese del rigoglio: la vegetazione ormai è lussureggiante, i rampicanti allungano le loro spire, i fiori formano cascate, i frutti iniziano a gonfiarsi sui rami. Al poeta sembra che tutto parli d'amore, dalle tortore che tubano nella pineta al muschio che si ricopre di rugiada; dall'usignolo che canta su un albero fiorito alle rose che spandono nell'aria il loro dolce profumo. Anche il lago, così triste e profondo, così grigio, sembra partecipare lanciando tra gli arbusti della riva i suoi riflessi scintillanti.

Questi versi descrittivi sono una breve parte del poema "Maggio", del 1836, unica opera pubblicata dal poeta romantico ceco Karel Mácha, un impiegato che partecipò con passione ai moti risorgimentali praghesi e morì a ventisei anni per una malattia polmonare.
"Maggio" racconta la storia del bandito Vilém, che - secondo un canovaccio già noto nell'antichità, si pensi a "Edipo re" di Sofocle - uccide senza saperlo il padre, seduttore della donna da lui amata. È un poema ricco di contrasti: presenta la luce e la tenebra, ma anche la Natura così efficacemente descritta e il Nulla che la insidia; l'uomo si eleva fino alla vanità di Narciso e viene poi umiliato da una sorte beffarda.


Henri-Edmund Cross, "Pineta, Provenza", 1906



* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
La coscienza non si insegna, la coscienza è istinto. La coscienza non è qualcosa che si dà a chi non la possiede. Tu non porti dall'esterno una lampada accesa in una stanza buia. Ma la lampada ardeva già nella stanza e la stanza era coperta da uno spesso velo e quando tu togli il velo, la stanza si illumina.
GIOVANNI GUARESCHI, Gente così




Karel Hynek Mácha (Praga, 16 novembre 1810 – Litoměřice, 5 novembre 1836), scrittore ceco. Maggiore rappresentante del Romanticismo ceco, visse solitario, nel mondo della fantasia accesa da letture romantiche, turbato e attratto dal pensiero della morte. Ebbe nella sua poesia momenti di singolare originalità accanto a momenti in cui non riesce a liberarsi degli schemi di un romanticismo deteriore.


2 commenti:

  1. Stamattina presto, sono passata da una via costeggiata da ampi cespugli di gelsomini profumatissimi e bianchi. Poco più in là, un anziano mendicante giaceva sdraiato a terra.
    Talvolta i contrasti della vita urlano grida sielnziose...

    RispondiElimina
  2. C'è l'amore e c'è il dolore, c'è il bene e il male e tutto si mischia in una fitta rete. C'est la vie

    RispondiElimina