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venerdì 11 aprile 2008

Diego Valeri


“Fine, delicata, serena, lieve”: così Giuseppe Prezzolini definì la poesia di Diego Valeri (1887-1976), padovano di Piove di Sacco.
I suoi versi sono in effetti levigati, splendenti, come certe sculture del Canova.
Vi si riversa una misura classica, che sa di Antologia Palatina e di alessandrini, ma anche dei lirici greci - una lingua che sa accomunare gli elementi quasi che fossero le note di un accordo musicale. E i colori sono ben definiti, forse mutuati dalla grande pittura veneta, ma anche dagli amici pittori contemporanei, presenti in gran parte di “Verità di uno”, la sua penultima raccolta, uscita nel 1970: Mafai, Rosai, Morandi, Saetti.
Diego Valeri è un poeta sospeso tra la nostalgia e il dubbio, che sa ascoltare la Natura per trarne una chiave utile a decifrare il senso ultimo della realtà, l’assoluta forza della vita.


da “Poesie”, 1962

UN FILO DI RICORDO


In cielo il freddo azzurro
e il grigio caldo della primavera.
Di là dal muro un pallido brillìo
di olivi su la fulva ombra del monte.
Seguo nell'aria un filo di profumo,
un filo di ricordo.

*****

L'ASSENZA


C'è, scavata nell'aria, la tua dolce
forma di donna: un vuoto
che palpita di te come l'immoto
silenzio dopo una perduta voce.

*****

DANIELLE


La giovinetta che, davanti al mare,
splende, incantando il mare,
ha negli sguardi, nei gesti qualcosa
di esitante: è felice e dubitosa.
Bellezza, di che temi?
Forse non d'altro che dell'esser bella,
di portar nella carne gloriosa
un così gran mistero,
di sentire che dentro il pugno breve
chiudi più di una sorte:
il piacere, l'amore, e la vita e la morte.
Forse soltanto di vederti nuda,
come un tenero fiore.


da “Verità di uno”, 1970

PICCOLA ANTOLOGIA PALATINA


La bella si assopisce. Lieve
palpitano le palpebre,
poi calano e quiete si posano,
come foglie di rosa.
Breve il sonno. La bella, ora, s'è desta,
ride dai grandi occhi di giada.

*

Primaluce; e tu posi quieta
sotto le palpebre, sotto i seni.
Nell'incerto albore ti scopri e ti celi
come la rosa, nuda e segreta.

*

Dove posi lo sguardo
svegli in sussulto le cose.
Eppure è sguardo di velluto
e come d'ombra; ma un'ombra più viva
del sole sul muro.
Il tuo sguardo è il colore del paesaggio, del mare.

*

"Che abbiamo fatto, amore?" trasognato chiedevo.
Dori sorrise: "Abbiamo fatto l'amore, amore".

*

Perché mi sei presso coi tuoi chiari incanti,
con la tua pace di umano fiore,
queti mi stanno sul cuore,
ad ali chiuse, i miei muti canti.

*

Notte, tu più non hai per me
dolci braccia, una spalla dolce,
su cui posare la tempia,
ad ascoltare
il tuo muto passo che va.

*

Il paesaggio del tuo piccolo corpo
ha un respiro di luci e di ombre,
di terre e di acque,
di fronde verdi, di dolci colline
sotto un sole di aurora.
Se poso la guancia sul tuo petto
odo gemere ancora gli usignuoli notturni.


da "Calle del vento", 1975

CALLE DEL VENTO

Qui c'è sempre un poco di vento
a tutte le ore di ogni stagione:
un soffio almeno, un respiro.
Qui, da trent'anni, sto io, ci vivo.
E giorno dopo giorno scrivo
il mio nome sul vento.



Venezia, Calle del Vento, la casa di Valeri



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LA FRASE DEL GIORNO
Ritrovare il passato e scoprirlo inadeguato al presente è ancora più triste di quel che non sia il fatto che esso vi eluda e rimanga per sempre una concezione armoniosa della memoria.
FRANCIS SCOTT FITZGERALD, L’età del jazz e altri scritti




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


4 commenti:

  1. proprio stamane facevo leggere le tue immagini suggestive e dicevo: guarda Valeri, che pregnanza, tutto il sentimento che diventa solido, prende forma..ora lo riproponi

    c'è in lui una nostalgia, ma non greve, disperata
    e,come dici tu, c'è potenza di vita

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  2. perchè scrivere il proprio nome nel vento non è disperderlo, ma portarlo ovunque

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  3. Ho riproposto Valeri proprio prendendo spunto da quella frase.

    Direi che la sua è una nostalgia non grigia, ma azzurra, quasi positiva, arriva addirittura ad incarnare un sottile piacere.

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  4. Diego Valeri... grazie a te, ancora una volta mi ha fatto sognare...

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