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domenica 10 febbraio 2008

L’antilingua


Come scrive benissimo il professor Gianluigi Beccaria su Tuttolibri del 9 febbraio 2008, in Italia è diffusa l’”antilingua”, termine coniato da Italo Calvino.
È un italiano non in sé sbagliato, ma eccessivo nel suo voler apparire tecnico, burocratico, ufficiale. Beccaria cita l’”ingredientistica” usata al posto di “ingredienti” e “Stazionamento per autopubbliche a trazione ippica” in luogo del più logico “Stazione delle carrozzelle”.
Sono forme ridondanti, barocche, che usano il sinonimo più complicato o desueto invece di quello semplice e di larga fruibilità e adorano la perifrasi. Così Trenitalia impone l’obbligo di “obliterare” il biglietto, mentre in realtà la macchinetta non fa altro che “timbrare”; nei verbali di polizia non si “va” in un posto, ma ci si “reca”; nelle delibere regionali non ci sono le “strade”, ma gli “assi viari”.
Io stesso ho visto alla stazione di Porta Garibaldi un “estintore carrellato” e in un ospedale il “Telefono per degenti allettati”.
L’antilingua, così tronfia e solenne, molto spesso cade nel ridicolo.


Language 1, 2003, olio su tela 76 x 102 cm
© Peter Schnitzler



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LA FRASE DEL GIORNO
L’intelligenza ha i suoi cittadini e i suoi meteci.
NICOLÁS GÓMEZ DÁVILA, Tra poche parole

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