mercoledì 8 febbraio 2023

Un altro orizzonte


JULIA UCEDA

UCCELLI E GEMME

Mentre i fulmari nella loro livrea chiara
si librano o vanno alla deriva come boe coscienti,
e le sterne, con grida spaventose,
si lanciano a pescare gli imprudenti,
il cupo gabbiano che abbandonò le navi
che il berillo del sole solleva nella sera,
dal suo ponteggio lontano e solitario
contempla il mare del tempo. Per lui,
sul topazio grigio o sul quarzo illuminato
dove creature da lontano ondeggiano,
non ci sono tortore,
non ci sono calandre o allodole,
solo un profondo orizzonte. E poi un altro orizzonte,
uguale a quello dentro: lo stesso di sempre.

(da Parlando con un faggio, 2010)

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"Non so dove i gabbiani abbiano il nido, / ove trovino pace. / Io son come loro, / in perpetuo volo. / La vita la sfioro / com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo": aveva già pensato Vincenzo Cardarelli alla misteriosa esistenza dei gabbiani, eleganti e crudeli, ma spesso intenti a scrutare l'orizzonte, quell'orizzonte azzurro e sconfinato che - come sottolinea la poetessa spagnola Julia Uceda, non è soltanto quello esteriore.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Gabbiani: ancore delle navi che percorrono i cieli.
RAMÓN GÓMEZ DE LA SERNA, Greguerías




Julia Uceda Valiente (Siviglia, 22 ottobre 1925), poetessa e docente spagnola. Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2003 con Nel vento, verso il mare. Dal 1965 al 1973 visse e insegnò nel Michigan, poi in Irlanda, prima di tornare in Galizia. Tra i suoi temi l’amore che trascende la vita quotidiana, il sogno, il tempo e il ricordo.


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