giovedì 11 maggio 2017

Puoi dirmi: esisto

 

CLEMENTE REBORA

DIMMI CHE ESISTI – NON CHIEDO ALTRO

Dimmi che esisti - non chiedo altro:
Il resto al cuore io domando.

Sete ingannata da ogni coppa,
Senza il sapor della tua bocca,
Riposo illuso in ogni sonno
Senza il ristoro del tuo corpo,

Dimmelo sempre che ci sei,
Comunque la tua vita speri.

La creatura in te più vera
Ogni vicenda a me la svela,

La lontananza ansiosa dice
L'amor che accanto ammutolisce;

Ma so, non so, so che tu sola
Puoi dirmi: esisto - e dillo ancora.

(da Dieci poesie per una lucciola, Stampa Alternativa, 1999)

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La “lucciola”, ovvero dispensatrice di luce, di queste poesie di Clemente Rebora è la pianista russa Lydia Natus, con la quale il poeta convisse dalla fine del 1913 al 1919 con la parentesi della terribile esperienza della prima guerra mondiale, conclusasi per lui con un trauma nervoso. È un amore vivo, carnale, che permette al poeta di “svelare con candore la gemma del suo cuore”. Quell’amore finisce alla fine del 1919: Lydia va a vivere a Parigi, Rebora intraprende il percorso di ricerca interiore che lo porterà alla conversione al cattolicesimo e al sacerdozio. Ma non si dimenticheranno mai…

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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE

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LA FRASE DEL GIORNO
Su speranze leggere / un pullular di luce / quante sono le stelle.
CLEMENTE REBORA, Frammenti lirici




Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1º novembre 1957) poeta italiano. Dopo una giovinezza inquieta alla ricerca di una dimensione trascendente, prese parte alla Prima guerra mondiale rimanendo ferito sul Podgora. Nel 1928 una crisi religiosa lo avvicinò alla fede cattolica: nel 1936 fu ordinato sacerdote.


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