martedì 2 maggio 2017

Noi che tanto le amammo

 

JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ

PERSECUZIONE E ASSASSINIO DI BILLIE HOLIDAY

Nelle notti di ubriachezza, piangeva la sua sventura
la sua solitudine in questo inferno.
—Alejo Carpentier—

Amore che in una solitudine di perla
Velò il mistero della sua nobiltà.
—Leopoldo Lugones—

Dictes-moy où, n'en quel pays,
È Marlene Dietrich, la donna d’oro,
Blue Lu Barker, Lizzie Miles,
Battone di seta e di ore piccole,
Bessie Smith che bruciava la morte,
Tesa e magnifica,
Nella sua nuvola di alcool e marijuana?
E noi che tanto le amammo?

Dov’è Edith Piaf,
Franta in uno specchio di lampi,
Che coronò l’amore sulla miseria?
Ci accompagnò spesso in notti così scure.
E dov’è «Ma» Rainey
L’austera figlia della Georgia
Che intonava il blues come Villon doveva recitare?
Ma noi che tanto le amammo?

Judy Garland, la sua luce meravigliosa
Che smorzandosi chiuse il tempo della nostra gioventù,
Maria Callas, Concha Piquer, Zarah Leander,
Lil Green e la gran festa dei disperati.
E Billie Holiday, la cameriera dei bordelli,
Che assassinarono a New York?
Dove sono, oh notte enorme?
Ma noi che tanto le amammo?

No, non domandare stanotte
Dove sono, né mai,
Che queste parole non ti turbino il cuore:
E noi che tanto le amammo?

(da Museo delle cere, 1974)

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Il poeta spagnolo José María Álvarez omaggia le grandissime voci femminili del jazz, del blues e della lirica – quelle che ascoltò nelle sua gioventù – e ne fa una chiara trasposizione della Ballata delle dame di un tempo di François Villon, non a caso esplicitamente citato sia nell’incipit originale sia in quel verso che chiude ogni strofa, che ricorda “où sont les neiges d’antan” della Ballata: il posto di Flora, Berta, Giovanna e della Regina bianca dunque viene preso da Edith Piaf, Marlene Dietrich, «Ma» Rainey e le altre regine del tempo perduto.

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Billie

BILLIE HOLIDAY – FOTOGRAFIA © WILLIE P. GOTTLIEB/PUBBLICO DOMINIO

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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta può fermare il tempo nei suoi versi
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JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ, Museo delle cere




José María Álvarez, (Cartagena, 31 maggio 1942) poeta, saggista e narratore spagnolo. È traduttore di Kavafis, Holderlin, Stevenson, Shakespeare, Villon e T.S. Eliot. L'opera principale di Álvarez è Museo delle cere, un lavoro in corso da molti anni nel tentativo di completare un libro unico e onnicomprensivo.


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