sabato 2 gennaio 2016

Poesie per gennaio II

 

Eccolo di nuovo gennaio, giunto ad aprire l’anno in questa filastrocca di mesi e di stagioni: arriva con i suoi rami nudi e i suoi campi spogli, qua e là sparge della brina, del ghiaccio – e chissà se non arriverà anche la neve come nella poesia di Wallace Stevens. Ma, come dice Shelley, “se l’inverno incombe Primavera può essere lontana?”. Appare timidamente in una gemma, in un riquadro di sole, attesa e sperata come nei versi di Antonia Pozzi


Lonely_Tree

.FOTOGRAFIA © NEAL SHEARER/PHOTO ANSWER


WALLACE STEVENS

L’UOMO DI NEVE

Si deve avere una mente d’inverno
per guardare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve,
e avere freddo da molto tempo
per vedere i ginepri irti di ghiaccio,
gli abeti ruvidi nel luccichio lontano
del sole di gennaio, e non pensare
a una pena nel suono del vento,
nel suo di poche foglie,
che è il suono della terra
percorsa dallo stesso vento
che soffia nello stesso nudo luogo
per l'ascoltatore, che ascolta nella neve
e, nulla in sé, vede
nulla che non sia lì, e il nulla che è.

(The Snow Man, da Collected Poems, 1954 - Traduzione di Massimo Bacigalupo)

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ANTONIA POZZI

TRAMONTO

Fili neri di pioppi –
fili neri di nubi
sul cielo rosso –
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascano le primule –
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri –
la nebbia addormenta i fossati –
un lento pallore devasta
i colori del cielo –
Scende la notte –
nessun fiore è nato –
è inverno – anima –
è inverno.

S. Martino – Milano, 10 gennaio 1933

(da Parole, 1939)

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LA FRASE DEL GIORNO
Bel tempo, cattivo tempo, che importa / mi sono liberato del clima / il mio paese è il mio amore / c’è sempre il sole.
LAMBERT SCHLECHTER, L’opposto di ogni posto




Wallace Stevens (Reading, Pennsylvania, 2 ottobre 1879 – Hartford, Connecticut, 2 agosto 1955) è stato un poeta statunitense. Laureato ad Harvard, avvocato dal 1904, lavorò per una compagnia di assicurazioni. Espressione tra le più alte del Modernismo, nei suoi versi risaltano  l'immaginazione e lo spessore metaforico del linguaggio.


Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


2 commenti:

Vania ha detto...

era tanto che non m'immergevo nelle poesie del canto...

...contenta di essere stata immersa in questo gennaio....
..non saprei dire quale mi piace di più...

ne farò una pagina art :)!

...grazie della tua costanza poetica per Noi Lettori.:)

ciaoo Vania:)

DR ha detto...

Ciao, Vania

grazie a te che leggi. Delle due poesie prediligo quella di Antonia Pozzi, ma è puro gusto personale