giovedì 21 gennaio 2016

Aspro è l’esilio

 

SALVATORE QUASIMODO

VENTO A TÌNDARI

Tìndari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.

Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima

A te ignota è la terra
Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.

Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.

Tìndari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.

(da Acque e terre, 1930)

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Il tema dell’esilio è preminente nelle poesie del Premio Nobel siciliano Salvatore Quasimodo (1901-1968), che trascorse gran parte della sua vita lontano dall’isola lavorando per il Genio Civile a Reggio Calabria, Firenze, Imperia e Sondrio. Il ricordo di una gita a Tìndari, centro archeologico della Magna Grecia come sospeso sul mare nei pressi di Milazzo, è la voce nostalgica del poeta: ma è una memoria eterea, trasfigurata, che si riveste dell’aspra realtà quotidiana e trasforma il ricordo stesso da dolce a malinconico.

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Tindari

TÌNDARI - FOTOGRAFIA © LORIS BERNARDI

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LA FRASE DEL GIORNO
L’uomo grida dovunque la sorte d’una patria.
SALVATORE QUASIMODO, La vita non è sogno




Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


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