martedì 6 ottobre 2015

Alla gioia

 

JOSÉ HIERRO

GIOIA

Giunsi attraverso il dolore alla gioia
Da esso ho saputo che l’anima esiste.
Per il dolore, là nel mio regno triste,
albeggiava un sole misterioso.

Era la gioia nel mattino freddo
e il vento folle e caldo che ti investe.
(L’anima che vide le primavere
verdi come d’incanto si spezzò.)

Ora la sento di più. Guardo al cielo
e mi risponde quando le domando
dopo il dolore per la mia ferita.

E mentre la mia mente si rischiara
prego le divinità della vita
per l’uomo che sono stato in tristezza.

(da Alegría, 1947)

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Qualche giorno fa Massimo Gramellini scriveva sulla Stampa a proposito del nuovo film della Pixar Inside Out, che vede protagoniste le emozioni nella testa di una ragazzina: “Ci vuole genio per trasformare le emozioni umane nei personaggi di una storia. E ci vuole coraggio per rivendicare, tra queste emozioni, il ruolo fondamentale della tristezza, raffigurata come una bambina occhialuta, goffa e blu: il colore dello spirito. Per buona parte del film la tristezza si accompagna alla gioia come un intralcio, una ganascia conficcata nelle ruote dell’ottimismo e della felicità. Ma alla fine la sua importanza verrà riconosciuta”. Ha pienamente ragione: la tristezza, il dolore, che questa società demonizza, è una parte fondamentale dei nostri sentimenti, non è semplicemente il contraltare della gioia ma è una passione naturale capace, come scrive nella sua poesia lo scrittore madrileno José Hierro, di renderci vivi, di guidarci sulla strada della gioia.

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Nordic

FOTOGRAFIA © NORDIC PHOTOS

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LA FRASE DEL GIORNO
Tocca la vita le sue palme / e suona i suoi strumenti. / Forse incendia la sua musica / solo per farci dimenticare. / Ma ci sono cose che non muoiono / e altre che mai vissero. / E ce ne sono che riempiono tutto  / il nostro universo.

JOSÉ HIERRO, Alegría




José Hierro del Real (Madrid, 3 aprile 1922 – 21 dicembre 2002), poeta spagnolo della generazione detta “sradicata” influenzato dalla poesia di Gerardo Diego. Incarcerato per quattro anni dopo la guerra civile, divenne araldo della “poesia testimoniale”, passando nel tempo a temi esistenziali.


1 commento:

lullofish ha detto...

Leggendo questa poesia, mi è tornato alla mente un pensiero di Emanuele Severino: una sua frase che mi parve tanto bella, non so se per il suo sapore consolatorio, o perché verità: "La Gioia è concreta perché non è oblio del dolore, ma lo conserva integralmente, oltrepassandolo. Senza il dolore non ci sarebbe la Gioia".

Possiamo pensare che ogni cosa, di cui vediamo il nascere e il morire, sia un'effimera manifestazione, divorata dal tempo e dal nulla. Oppure, forse piú per intuito che per ragionamento, possiamo pensarci come il luogo in cui appaiono e scompaiono le manifestazioni di costellazioni eterne, tra cui il dolore, la tristezza, l'abbandono, la morte... e la Gioia, che tutte le conserva e le avvolge nella sua luce.