domenica 24 maggio 2015

La notte violentata

 

GIUSEPPE UNGARETTI

IN DORMIVEGLIA

Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916

Assisto la notte violentata

L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache nel loro guscio

Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia

(da L’Allegria, 1931)

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“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il ventiquattro maggio; / l’esercito marciava per raggiunger la frontiera / per far contro il nemico una barriera! / Muti passaron quella notte i fanti, / tacere bisognava e andare avanti”: l’inno patriottico della Prima Guerra Mondiale fotografa esattamente quel 24 maggio del 1915 in cui anche l’Italia precipitava nella “inutile strage”: un silenzio sgomento e un ordine da eseguire alla lettera. Fu un conflitto crudele, logorante, di trincea, cruento: passò attraverso l’orrore dei gas e delle decimazioni, avviò la strada dei bombardamenti aerei, seminò distruzione.

Giuseppe Ungaretti è probabilmente il suo più grande cantore in poesia, uno sguardo dall’interno, dalle trincee del Carso: certi suoi versi sono divenuti quasi proverbiali: “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie” (Soldati) e “Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro // Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto” (San Martino del Carso). L’immagine della notte violentata dagli spari degli uomini rintanati come le lumache nelle trincee è calzante, è l’inutile violenza che ancora una volta si manifesta. Ma Ungaretti è uomo di speranza e quei colpi di fucile, quelle mitragliate che forano il buio si trasformano nel ritmico martellare degli scalpellini pugliesi che lastricarono la sua Alessandria d’Egitto con pietra lavica. Anche la guerra un giorno finirà.

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Piave prima guerra mondiale-2

IL PASSAGGIO DEL PIAVE IN UN’IMMAGINE TRATTA DAL WEB

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma nel cuore / nessuna croce manca / È il mio cuore / il paese più straziato.

GIUSEPPE UNGARETTI, L’Allegria




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


1 commento:

Paolo ha detto...

immane follia, terribili ricordi