venerdì 20 febbraio 2015

Nel suo vestito da ballo, l’aurora

 

WINÉTT DE ROKHA

TRAIETTORIA QUOTIDIANA

L’alba mi offriva in grappolo
le sue coppe di perle livide;
infilate nella collana del vento
rinfrescarono i miei seni nudi.

Si era paralizzato il silenzio
intorno alla città caotica;
sentivo fremere le radici addormentate
degli alberi, nel mio cuore.

Nel suo vestito da ballo, l’aurora
illuminava ancora pallide stelle;
una folata inattesa cambiò il corso
delle idee al boschetto pensoso.

Il sole!
Il paesaggio ne fu trasfigurato,
e sorse un balbettio
di belati, di trilli e di bramiti…

(da Cantoral, 1936)

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Semplicemente un’alba. Ma la poesia di Winétt de Rokha, autrice cilena, riesce a trasfigurare le cose con una mistica che non è propriamente religiosa, ma umana: il suo modo di vedere, in questa cronaca di un’aurora che a poco a poco si trasforma e riaccende il mondo, arriva a riconoscere in essa terre inesplorate, ci riporta sensazioni ataviche forse impresse da millenni nel nostro DNA.

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Frampton

JENNIFER FRAMPTON, “MOUNTAIN SUNRISE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Noi pure sorgiamo, abbaglianti e tremendi come il sole, / e fondiamo la nostra aurora, o anima mia, nella calma frescura dell'alba..
WALT WHITMAN, Foglie d’erba




Winétt de Rokha, pseudonimo di Luisa Anabalón Sanderson (Santiago, 7 luglio 1894 – 7 agosto 1951), poetessa cilena, moglie del poeta Pablo de Rokha. Molte delle sue poesie in Formas del Sueño, Cantoral e Oniromancia potrebbero essere definite surrealiste e sono state infatti celebrate per il potere onirico delle loro immagini. 


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