domenica 4 gennaio 2015

Tu statua, ma io volo

 

MARINA CVETAEVA

ALLA POVERA MIA FRAGILITÀ

Alla povera mia fragilità
tu guardi senza dire una parola.
Tu sei di marmo, ma io canto,
tu - statua, ma io - volo.

So bene che una dolce primavera
agli occhi dell’Eterno - è un niente.
Ma sono un uccello, non te la prendere
se è leggera la legge che mi governa.

(da Scusate l’amore. Poesie 1915-1925, Passigli, 2013 – Traduzione di Marilena Rea)

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“Scusate l’Amore – è un mendicante!/ Se ne va con ciabatte scalcagnate,/ e certe volte non ha nemmeno quelle!” scrive la poetessa russa Marina Cvetaeva, e lo sa bene lei che gettò anima e corpo nelle sue passioni, finendo con l’essere vulnerabile proprio come traspare dalle sue poesie d’amore. “Con la fede di un vero romantico, una sacerdotessa dell’emozione vissuta”, come ha rilevato la scrittrice americana Annie Finch.

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Hawthorne

CHARLES WEBSTER HAWTHORNE, “LOVERS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro. Tutto ciò che amo lo amo di un unico amore.
MARINA CVETAEVA, Il paese dell’anima. Lettere




Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31 agosto 1941), poetessa e scrittrice russa. Divenuta una delle migliori voci del simbolismo russo, fu invisa al regime stalinista. Esule a Berlino e Parigi, tornò in patria nel 1939 alla ricerca del marito, fucilato dall NKVD e della figlia, in campo di lavoro. Disperata e isolata, si uccise nel 1941.


3 commenti:

apepam ha detto...

Lei che ama, e ama, e ancora sopra ogni cosa ama,
perché preoccuparsi delle conseguenze
sarebbe solo una svilita poesia.

DR ha detto...

vero... per citare Marina Cvetaeva: "L’amore è sutura, / non benda, / non scudo, / sutura".

apepam ha detto...

Condivido pienamente. Grazie Dr, sempre ottime proposte qui.