giovedì 13 marzo 2014

Cassandra

 

WISŁAWA SZYMBORSKA

MONOLOGO PER CASSANDRA

Sono io, Cassandra
E questa è la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa è la mia testa piena di dubbi.

È vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto poté compiersi tanto in fretta
come se non fossero mai esistiti.

Ora lo rammento con chiarezza:
la gente vedendomi si interrompeva a metà.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -
nessuno la finiva in mia presenza.

Li amavo.
Ma amavo dall’alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e da dove nulla è più facile del vedere la morte.
Mi dispiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall’alto delle stelle – gridavo -
guardatevi dall’alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.

Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti già decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c’era in loro un’umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos’è davvero un istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di

È andata come dicevo io.
Però non ne viene nulla.
E questa è la mia veste bruciacchiata.
E questo è il mio ciarpame di profeta.
E questo è il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.

(da Uno spasso, 2003 – Traduzione di Pietro Marchesani)

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La figura mitologica di Cassandra ha dato nome per antonomasia a quelle persone che preannunciano eventi infausti giustamente previsti ma che non vengono credute. La povera Cassandra, qui nell’interpretazione poetica del Premio Nobel Wisława Szymborska, infatti profetizzò già da bambina – inascoltata – il ruolo di Paride nella distruzione della città di Troia, e in seguito, mai creduta, gli eventi della guerra e persino la presenza dei Greci nel ventre del cavallo di legno. Cassandra, la voce profetica mai ascoltata, quasi per un ulteriore scherzo degli dei, scampò alla  rovina di Troia, nella quale fu stuprata da Aiace prima di diventare ostaggio di Agamennone e di perire nella congiura – ancora una volta preannunciata e non creduta – ordita ai danni di costui dalla moglie e dall’amante. Un triste destino, che come quello della moglie di Lot, ha attirato l’attenzione della poetessa polacca.

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Cassandra

JÉROME-MARTIN LANGLOIS, “CASSANDRE IMPLORANT LA VENGEANCE DE MINERVE CONTRE AJAX

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LA FRASE DEL GIORNO
Gli uomini rifiutano i profeti e li uccidono. Ma adorano i martiri e onorano coloro che hanno ucciso.
FËDOR DOSTOEVSKIJ, I fratelli Karamazov




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


5 commenti:

Vania ha detto...

...che bellezza...che intensità questi versi.
...tutti a "maiuscolo"!!

ciaoo Vania:)

Paolo ha detto...

Splendidi versi di acuta quanto disperata osservazione della condizione umana. La salvezza? Ascoltare Cassandra e indicargli, al di là delle selle...

Paolo ha detto...

Mmmm...al di là delle selle.... Ma perché non rileggo? Delle stelle, delle stelle!

DR ha detto...

Le voci inascoltate gridano sempre vendetta. Che siano quella della cassandra di turno o quella della nostra coscienza

Tra cenere e terra ha detto...

Mi unisco a Vania e Paolo, sono versi che lasciano il segno, come una profezia...