martedì 8 ottobre 2013

Come numeri

 

JÜRGEN THEOBALDY

NEVE IN UFFICIO

Una certa nostalgia di palme. Qui
è freddo, ma non soltanto. I tuoi baci
al mattino sono pochi, poi sto seduto
otto ore qui in ufficio. Anche tu sei
una reclusa e non possiamo
telefonarci. Alzare il ricevitore
e origliare? Telefono, perché il tuo
polso batte solo per altri? Qualcuno chiede:
"Come stai?", e senza attendere risposta
è già fuori dalla stanza.

Che cosa può muovere l'amore? Io calcolo
i prezzi e vengo calcolato. Tutti i pezzi di ricambio,
le parti di caldaia, i bruciatori a olio, tutti passano
per la mia testa come numeri, nient'altro.
E anch'io passo attraverso qualcuno
come un numero. Ma alla sera vengo da te
con tutto quello che sono. Scienziati
scrivono che anche l'amore è
una relazione produttiva. E dove sono
le palme? Le palme si mostrano sulla spiaggia
di una cartolina illustrata; e noi, supini,
le contempliamo. Al mattino ritorniamo
in ufficio, ognuno al suo posto.
Con un numero, come il telefono.

(da Zweiter Klasse, 1976 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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La vita contemporanea – al netto della crisi, questa poesia risale al 1976 – è spesso un’arida fatica ripetitiva che tiene occupati per otto ore in un posto di lavoro. L’amore occupa soltanto i ritagli di tempo, rischiando di assimilarsi a quell’altra parte della giornata che automatizza gli uomini e le donne rendendoli simili a dei robot. Proprio su questo aspetto punta l’indice con i suoi versi il poeta tedesco Jürgen Theobaldy, sul nostro trasformarci in numeri.

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Hopper

EDWARD HOPPER, “OFFICE AT NIGHT, 1940”

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LA FRASE DEL GIORNO
Io vivo solo per amare qualcuno. Per me l'amore è azione, lavoro a tempo pieno. Occupa il mio cervello e la mia esistenza al 98 per cento.

PHILIPPE STARCK, Io Donna, 21 gennaio 2010




Jürgen Theobaldy (Strasburgo, 4 marzo 1944), poeta e scrittore tedesco. Noto come una figura chiave della cosiddetta "nuova soggettività" corrente nella poesia tedesca della fine del XX secolo, concentrata sull'esperienza privata quotidiana, in seguito iniziò a sperimentare forme più rigorose e tradizionali. 


 

3 commenti:

Rosanna Bazzano ha detto...

Mi spiace, mi spiace per tutti quelli che non sanno fare dell'amore il loro propulsore nelle ore pesanti del lavoro... Questa poesia la dice lunga... Bella. Un sorriso, Rosanna

Vania ha detto...

....le incombenze fanno purtroppo "cambiare" le persone.
..un appunto questa poesia per non dimenticarcelo.

ciaoo Vania:)

DR ha detto...

l'amore dovrebbe essere scevro da queste cose. Purtroppo non lo è, non siamo talvolta capaci di separare le due cose.