domenica 13 maggio 2012

Madre

 

GIUSEPPE UNGARETTI

LA MADRE

E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua di fronte all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

(da Sentimento del tempo, 1933)

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Mia madre se n’è andata un mattino di fine febbraio, lasciandomi da quell’alba dolorosa in uno stato di continuo sgomento: come Else Lasker-Schuler posso dire “Sento la mia vita nuda – / dalla terra materna si distacca – / mai tanto nuda è stata la mia vita / e tanto arresa al tempo”. E questa festa della mamma che giunge oggi mi trova per la prima volta nel novero di coloro che si devono affidare al ricordo per celebrare la giornata. Così è con occhi nuovi che leggo poesie sulle quali prima mi soffermavo non dico distrattamente ma con la fortunata ignoranza di chi non conosceva quello sterminato dolore. È con occhi nuovi che leggo oggi “La madre” di Giuseppe Ungaretti (1888-1970): riesco a comprendere quel rapporto tra passato e futuro, tra presenza e assenza che il poeta traccia come se fosse una preghiera servendosi di un linguaggio più piano e più sereno del suo costume. E un leggero sorriso mi spunta sul volto quando ricordo, guidato da Ungaretti, quei piccoli gesti di affettuosità materna.

Da Bolzano, dove mi trovo per l’85ª Adunata Nazionale degli Alpini, invio un augurio e un fiore virtuale a tutte le mamme…

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FIRMIN BAES, “DOUX RÊVES”

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LA FRASE DEL GIORNO 
Presso alla culla, in dolce atto d’amore, / che intendere non può chi non è madre, / tacita siede e immobile.
GIUSEPPE GIUSTI, Poesie




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

i ricordi che permettono quel leggero sorriso sono una ricchezza ineguagliabile.
un saluto

Vania ha detto...

...un bel post...come un bel dire di Germogliare.

...grazie!

...DIVERTITI TANTO .... e aspettiamo racconti.
ciaooo Vania :))

DR ha detto...

in pullman sulla via del ritorno... il ricordo è sempre in me e soprattutto la sera

Federica ha detto...

Mi spiace tanto.
E' una bella poesia e sto pensando a mia mamma e a tutto quello che fa per me tutti i giorni. Mi aiuta tanto con i miei adorati bambini e se lei non ci fosse (e se non ci fosse nemmeno mio papà) sarei persa.
Io, invece, spero di essere una buona madre, o almeno mi sto' impegnando!
A proposito, evviva gli Alpini!!!
Federica

DR ha detto...

Grazie, Federica. Anche per gli Alpini :-)